Certificati bianchi, arriva la terza inchiesta. E scattano gli arresti domiciliari per gli imprenditori Marcello e Marco Perfili. Come per le precedenti indagini (a procede anche in questo è la Guardia di finanza di Treviso) l'accusa è quella di aver ottenuto i titoli di efficienza energetica a seguito della presentazione di progetti di efficientamento energetico mai eseguiti. Ai domiciliari sono finiti in totale sette imprenditori oltre ai due ciociari, originari di Castro dei Volsci, due di Treviso e gli altri di Padova, Milano e Cosenza. Le contestazioni che le Fiamme gialle muovono a 28 indagati (tra questi c'è un altro ciociaro) sono di truffa aggravata per il conseguimento indebito di erogazione pubbliche e falso ideologico. Disposto anche il sequestro preventivo per equivalente di 110 milioni di euro.

In precedenza, ad agosto, sempre su ordine del gip di Treviso era finito agli arresti domiciliari Marco Perfili. Anche in quel caso la contestazione ruotava sui certificati energetici. Questa volta l'operazione è stata ribattezzata "Energia cartolare".
Da oltre un anno la Guardia di finanza di Treviso sta indagando su una serie di società che hanno ottenuto i certificati di efficienza energetica. I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Treviso si sono insospettiti nel verificare le dichiarazioni fiscali di società titolari dei certificati bianchi: valori irrisori o incongrui rispetto a quelli indicati dai clienti se non, nei casi estremi, le dichiarazioni non venivano nemmeno presentate.

Da lì l'indagine ha preso quota. Così i finanzieri hanno contestato a quindici società di aver attestato falsamente al Gse, il Gestore dei servizi energetici, società interamente partecipata dal ministero dell'Economia, di aver eseguito 3.900 interventi di efficientamento energetico. Secondo le accuse tali interventi consistevano nella sostituzione di vetri semplici con doppi vetri, isolamento di pare ti e coperture per evitare la dispersione di calore o mantenere il fresco d'estate.

In tal modo ottenevano i titoli di efficienza energetica, ovvero un contributo pubblico per incentivare la riduzione dei consumi energetici. Tali certificati, peraltro, sono negoziabili sul mercato gestito in questo caso dal Gme (gestore dei mercati energetici), e avrebbero garantito un indebito profitto, sostiene l'accusa, di 110 milioni di euro. Per la Finanza «si tratta solo di una parte dell'importo, stimato in oltre cinquecento milioni di euro, che gli indagati avrebbero potuto monetizzare negli anni successivi». I Perfili sono difesi dall'avvocato Calogero Nobile.