Subire una lesione al momento della nascita ed essere risarciti al compimento della maggiore età. Succede anche questo nell'Italia della giustizia lumaca. Diciotto anni. Tanti una bambina, all'epoca, ha dovuto attendere prima di vedersi riconosciuto, da donna ormai, il diritto ad essere risarcite di una lesione subita nei primi giorni di vita. Una lesione che era stata accertata quando ancora si trovava nel vecchio ospedale di Frosinone. La Corte di appello di Roma, a luglio, infatti, ha accolto la domanda di risarcimento promossa per conto dei genitori della ragazza dagli avvocati Calogero e Antonino Nobile. La sentenza non è stata impugnata dall'Asl di Frosinone ed è divenuta definita. Così, un mese prima di compiere gli anni, la giovane si è vista recapitare un assegno da 25.000 euro.
La storia inizia nel 2001. Allora si nasceva nel vecchio ospedale Umberto I di Frosinone. Il parto sembra procedere nel migliore dei modi, così, alla nascita, mamma e papà possono festeggiare una bella bambina. La doccia gelata arriva qualche giorno dopo e ancor prima di lasciare il reparto. Alla neonata viene riscontrata una frattura all'arto inferiore. Ed è da quel momento, si può dire, che inizia l'odissea nei tribunali della famiglia della piccola, nel frattempo, dopo i diversi gradi e fasi del giudizio, diventata grande. Mentre giudici e avvocati si occupavano del caso, prima in sede penale e poi in quella civile, la ragazza, che porta ancora le conseguenze della lesione, ha avuto tutto il tempo di finire le scuole elementari e le medie e sta completando le superiori. E chissà, magari non pensava più alla causa.
Chiuso senza esito il percorso penale, la famiglia si è rivolta alla magistratura civile per avere il riconoscimento della responsabilità della struttura sanitaria. In primo grado, però, la richiesta risarcitoria è stata rigettata. In appello, gli avvocati Calogero e Antonino Nobile hanno insistito sul fatto che la lesione essendo stata riscontrata durante la degenza era onere dell'Asl provare che era stato provocato da terze persone. Un principio che ha fatto breccia nei giudici di appello che così hanno riformato la sentenza di primo grado, stabilito la responsabilità dell'azienda sanitaria locale e imposto un risarcimento danni di 25.000 euro.
A quel punto la vicenda sarebbe potuta proseguire ulteriormente fino al giudizio di Cassazione.Tuttavia, si è deciso di chiudere qui la vicenda e la sentenza non è stata impugnata. La ragazza si è ritrovata uno speciale regalo di compleanno: a un mese dal raggiungimento della maggiore età i suoi genitori hanno potuto incassare il tanto sospirato risarcimento.