Dopo quattro giorni di requisitoria i pubblici ministeri non fanno sconti al maxi processo al clan Spada di Ostia. Tre gli ergastoli più altre ventuno condanne sollecitati dai pm Ilaria Calò e Mario Palazzi alla corte d'assise di Roma.
Nel processo per l'operazione Eclisse, che aveva portato all'emissione di trentadue ordinanze di custodia cautelare a gennaio del 2018, c'è pure il ceccanese Mauro Carfagna, nato a Roma, 44 anni, gestore di sale slot a Ostia. Per lui chiesti 11 anni. Le accuse principali ai vertici del clan sono di associazione mafiosa (per i capi di averla costituita, promossa e diretta), ma, a seconda delle posizioni, sono contestati pure l'omicidio, l'estorsione e l'usura.

Da qui la richiesta di ergastolo a carico degli esponenti di spicco della famiglia quali Carmine Spada detto Romoletto, Roberto Spada detto Robertino e Ottavio Spada detto Marco. Tre le contestazioni rivolte a Carfagna:di associazione mafiosa perché sostiene la procura lo stesso e altri due coimputati «partecipavano all'associazione, essendo operativi, prevalentemente, nel settore del controllo delle sale giochi per conto dell'organizzazione». A Carfagna, insieme a Carmine, Ottavio e Vittorio Spada detto Manolo è contestato il, trasferimento fraudolento di valori perché Carfagna «quale socio e amministratore della Roma slot, società cooperativa», con sede a Ceccano «al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, in concorso e previo concerto tra loro», attribuivano, per l'accusa «fittiziamente» a Carfagna la titolarità esclusiva di due sale slot a Ostia.

Con il passare del tempo gli Spada avrebbero assunto un ruolo sempre più dominante fino ad «assumere la qualità di socio occulto» e Ottavio e Vittorio Spada il ruolo di amministratore di fatto. La terza accusa, sempre allo scopo di eludere le norme sulle misure di prevenzione patrimoniali, "Romoletto" Spada e Carfagna, il primo socio occulto, il secondo socio e amministratore della New Slot Room, con sede a Roma, attribuivano, sempre secondo le accuse, «fittiziamente» al ceccanese la titolarità esclusiva della sala da gioco di via degli Ubertini a Roma, mentre l'altro assumeva il ruolo di amministratore di fatto. Nell'ordinanza di custodia il gip sosteneva «come gli Spada si atteggiassero come veri e propri soci occulti nelle formali attività del Carfagna».

Peraltro dall'inchiesta è emerso anche che gli Spada arrivano a minacciare Carfagna, quando questi è ai domiciliari, per avere la liberatoria sul passaggio della licenza delle sale slot. Gli emissari degli Spada arrivano a Frosinone il 12 ottobre del 2016. Mentre sono intercettati dicono: «se sbrigasse a firma' perché...hai fatto..hai fatto i danni...davvero..fino alla Russia hai fatto i danni». E a loro replica Carmine Spada: «Se firma.. favorisce un'altra situazione». Dalle carte spunta un altro particolare: Carfagna chiede un intervento agli Spada per risolvere una situazione di disturbo creata da esponenti locali dei Di Silvio all'interno di una sala giochi di Frosinone. Nel collegio difensivo è presente anche l'avvocato frusinate Luigi Tozzi che assiste Ruben Nelson Alvarez del Puerto per il quale la procura ha chiesto dieci anni di reclusione.