Nel mese di agosto in Italia sono state immatricolate 88.939 auto, con un calo del 3,1% rispetto allo stesso mese del 2018. Il consuntivo dei primi otto mesi del 2019 è di 1.325.162 immatricolazioni, -3,02% rispetto al periodo gennaio-agosto 2018. I dati sono stati resi noti ieri dal ministero dei Trasporti. In questo contesto Il gruppo Fca (che comprende i marchi Alfa Romeo, Chrysler, Jeep, Dodge, Fiat e Lancia) ha registrato un calo delle immatricolazioni del 16,07% a 20.767 veicoli, contro i 24.742 dello stesso periodo dell'anno precedente. Il mese scorso la quota di mercato si è attestata al 23,35%, contro il 26,95% di un anno prima, ma in rialzo di 1,1 punti percentuali rispetto a luglio.

Entrambi i dati certamente sfavorevoli in quanto in contrazione, ma la vera disfatta è per il marchio Alfa Romeo e le vetture (Giulia, Giulietta e Stelvio) prodotte nello stabilimento pedemontano. Nel dettaglio, le immatricolazioni Alfa Romeo nel mese di agosto sono state pari a 1.131 veicoli rispetto alle 3.610 unità consegnate nell'agosto dello scorso anno (3,93% la quota di mercato), per una variazione complessiva del -68,67%.

Meno auto, più cassa
La contrazione del mercato dell'auto e delle vendita delle vetture a marchio Alfa, inevitabilmente comporta un nuovo stop per gli operai del sito pedemontano. Dopo la lunga cassa integrazione sommata ai permessi e alle ferie estive, questa mattina le tute rosse rientrano in fabbrica. Ma si lavorerà solamente tre giorni a settimana.

I giorni dello stop
Questi i giorni di fermo produttivo sinora annunciati dall'azienda: 6, 9, 23, 30 settembre e a seguire 1, 2, 3 e 4 ottobre. L'autunno si annuncia dunque caldissimo, per Fca e per tutto l'indotto del territorio. Del nuovo modello il Levantino della Maserati, in origine previsto sul mercato a inizio 2020 e quindi in produzione già dalla fine del 2019 ancora non ci sono tracce. Quindi, ecco che incombe la ciga: ma tenere chiusi i cancelli significa non fare più (o dimezzare, nella migliore delle ipotesi) le commesse alle fabbriche dell'indotto. E tenere fermo anche l'indotto equivale a immobilizzare un territorio che ormai da mezzo secolo (nel 2022 si festeggeranno i 50 anni dalla prima vettura prodotta nel sito pedemontano, la Fiat 126) è totalmente dipendente dall'automotive.