Quando sono andati i carabinieri forestali di Anagni e il personale veterinario dell'Asl, hanno trovato in un'area recintata di un caseificio venti cinghiali. Un allevamento, stando alle accuse, senza le autorizzazioni e con gravi carenze. Il terreno era ricoperto di fango e delle deiezioni degli animali, con una superficie più piccola rispetto al numero dei cinghiali e senza copertura che potesse ripararli della intemperie. Due gli indagati, un quarantaseienne possessore degli animali e un cinquantaquattrenne, veterinario. Entrambi residenti ad Anagni.

La ricostruzione
Stando alle accuse il primo deve rispondere di aver catturato gli animali selvatici per i quali non è riuscito a dare una motivazione circa la provenienza e di maltrattamento custodendoli in una struttura non compatibile con le loro caratteristiche. Il secondo finito nel registro degli indagati è un veterinario accusato di aver prodotto e fatto avere ai carabinieri documentazione falsa dopo il sopralluogo di mesi fa nella struttura anagnina. Il trasporto degli animali non era stato ad esempio confermato, in quanto la titolare ha dichiarato di aver cessato l'attività nel 2009 e di aver venduto il mezzo utilizzato per il trasporto degli animali vivi. Non risulterebbe, poi, alcuna movimentazione di animali dall'azienda sita in un comune ciociaro che è stata citata nella dichiarazione agli investigatori.