La telenovela estiva degli scuolabus continua. Ma non finirà bene. L'annunciata modifica al decreto legislativo 63 del 2017, prevista nel Decreto scuola, non arriverà entro l'inizio dell'anno scolastico. Approvato a inizio agosto dal Consiglio dei Ministri, con la sibillina clausola "salvo intese" con possibili modifiche da fare, il Decreto scuola non è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale nella data che era stata prevista del 28 agosto e non lo sarà nei prossimi giorni

La crisi di Governo ha, infatti, bloccato il provvedimento che conteneva la possibilità per i Comuni di cofinanziare o coprire interamente la cifra per il servizio scuolabus. Oggi questa possibilità, secondo la legge del 2017, ribadita in più sentenze della Corte dei Conti, non c'è. E tutti i Comuni che lo hanno fatto e che lo faranno, in base alla norma vigente, sono perseguibili dalla Corte dei Conti per danno erariale. Non potrebbero farlo. Le modifiche richieste dai Sindaci, annunciate da molti parlamentari e auspicate da tante associazioni, non ci saranno. Cosa fare dunque? Di certo diversi Comuni non interromperanno il servizio di scuolabus e continueranno a finanziarlo nella misura che ritengono più opportuna.

Chi lo farà andrà contro la legge vigente, richiamando il buonsenso come clausola di salvaguardia. Per garantire opportunità e diritti. Il diritto alla scuola, ad esempio, nei piccoli Comuni montani è tale solo se gli studenti possono raggiungere con lo scuolabus i plessi. È noto che i Comuni montani, appenninici come buona parte dei comuni della provincia di Frosinone o le loro frazioni che sono veri e propri paesi, non hanno tutti la scuola. Ci si deve spostare. Il costo del trasporto, qualora fosse a carico delle famiglie, sarebbe ingente. E le obbligherebbe tutte ad andarsene.

Il provvedimento che dovrebbe "salvare" il servizio scuolabus è contenuto nel decreto legge recante "Misure di straordinaria necessità ed urgenza nei settori dell'istruzione, dell'università, della ricerca e dell'alta formazione artistica musicale e coreutica" che, tra le altre cose, ha introdotto anche disposizioni proprio in merito al trasporto scolastico. La questione, nei giorni scorsi, aveva sollevato non poche polemiche, dopo il pronunciamento negativo della Corte dei Conti piemontese, interpellata dal Comune di Biandrate, in provincia di Novara, che aveva chiesto un parere circa la copertura della spesa del servizio di trasporto scolastico in relazione all'entità delle quote di partecipazione finanziaria a carico dell'utenza.

I magistrati contabili del Piemonte con la deliberazione 46/2019 avevano osservato come il trasporto scolastico fosse da ritenersi un servizio pubblico, ma non potendo essere classificato tra quelli a domanda individuale, non avrebbero potuto allo stesso reputarsi applicabili i conseguenti vincoli normativi e finanziari che caratterizzano i servizi pubblici a domanda individuale, espressamente individuati dal D.M. 131/1983. Pertanto, l'erogazione del servizio di trasporto scolastico non solo non poteva essere gratuita per gli utenti, ma la sua copertura doveva avvenire mediante i corrispettivi versati dai richiedenti il servizio, di modo che le quote di partecipazione finanziaria, correlate al servizio e poste a carico dell'utenza, dovessero completamente concorrere alla copertura integrale della spesa del medesimo.

Molte amministrazioni comunali e molti sindaci, tra cui tutti quelli anche della provincia di Frosinone, si erano detti preoccupati. Il "decreto istruzione", licenziato, invece, dal Consiglio dei Ministri, parla chiaro: i Comuni nell'ambito della propria autonomia e nel rispetto degli equilibri di bilancio, potranno continuare a gestire il servizio scuolabus come hanno fatto finora, mentre per le famiglie non cambierà nulla. Il testo del decreto chiarisce che la quota di partecipazione diretta dovuta dalle famiglie per l'accesso ai servizi di trasporto degli alunni può essere, in ragione delle condizioni della famiglia e sulla base di delibera motivata, inferiore ai costi sostenuti dall'ente locale per l'erogazione del servizio, o anche nulla, purché sia rispettato l'equilibrio di bilancio. Il trasporto scolastico resta gratuito o parzialmente gratuito a seconda della condizione socio-economica dell'utente.

I Comuni, se il bilancio lo consentirà, potranno continuare a integrare le spese per lo scuolabus gratuito alle famiglie. Nel decreto scuola approvato è contenuta, quindi, la norma che chiarisce e supera la recente delibera della Corte dei Conti piemontese, che escludeva qualsiasi discrezionalità per l'azione amministrativa dei comuni sul trasporto scolastico. Ma io decreto non è entrato in vigore, per cui tamquam non esset.

L'amministrazione comunale di Frosinone ha attivato, per il prossimo anno scolastico, un servizio navetta con due pulmini che osserveranno un orario spezzato e con capienza complessiva di settantacinque posti: l'occupazione dei posti sarà garantita, in via prioritaria, agli alunni con certificazione Isee del nucleo familiare di appartenenza inferiore ai 12.000 euro annua e agli alunni con disabilità.

Nella delibera del 17 luglio sono stati fissati alcuni principi cardine. «Al fine di salvaguardare un servizio minimo nella città per le zone periferiche - si legge - fermo restando i principi sanciti dal Testo unico degli enti locali per l'equilibrio tra tariffe praticate all'utenza e costo del servizio a carico dell'ente, si possono proporre le seguenti modificazioni: ... considerando che il costo complessivo del servizio rilevato nel conto consuntivo 2018 è pari a 508.654,34 euro... i pulmini utilizzati saranno due... con 911 euro tariffa piena. L'occupazione dei posti totali sarà garantita in via prioritaria agli alunni la cui certificazione Isee risulti inferiore ai 12.000 euro con una tariffa pari a 396 euro/annua con un limite di spesa pari a 38.625 euro in carico ai servizi sociali con risorse addizionali definite annualmente.