Prigioniera in casa. Barbara ha 48 anni e una grave forma di disabilità che la costringe sulla sedia a rotelle. Vive in pieno centro storico: diciannove scalini la separano dal resto del mondo. Indifferenti le istituzioni che avrebbero potuto e dovuto aiutarla.

Diciannove gradini separano Barbara dagli amici, dalla vita di paese che tanto ama, dal suo bar di fiducia. Chiusa in casa insieme ai genitori anziani che non hanno più la forza di alzare quella maledetta carrozzina e superare un ostacolo diventato insormontabile, trascorre le giornate nella quiete del suo terrazzo. Barbara vive a Frosinone ma in via Arenula, nel cuore del borgo medievale, ha una splendida casa ereditata dai nonni. «Amo questo paese e quando voglio ricaricarmi è qui che vengo -ha raccontato- In estate come a Natale o in occasione delle feste patronali faccio di tutto per esserci. Fino a qualche anno fa, potevo contare su mio padre e mia madre. Da qualche anno i soggiorni a Monte San Giovanni Campano sono diventati un calvario».

Barbara non ha mai chiesto nulla dalla vita: ha un lavoro, una famiglia che la sostiene e amici che la adorano. «Mi rendo conto della mia condizione -ha detto-ma tante difficoltà come quest'anno non le ho mai incontrate. Seppur disabile cerco di vivere la mia quotidianità da persona "normale", purtroppo c'è sempre chi ti ricorda i tuoi limiti».

Quella di Barbara è una battaglia di civiltà che ognuno dovrebbe sposare. L'abbattimento delle barriere architettoniche in un paese dove la popolazione è costituita prevalentemente da anziani dovrebbe essere la norma e non l'eccezione. «Non chiedo il mondo -ha aggiunto- sono arrivata che era il primo di agosto. Mi sono subito rivolta a chi di dovere per avere un minimo di assistenza. Una o due persone a disposizione per raggiungere piazza Marconi». Dalle diciotto alle venti, l'ora d'aria di un carcerato. E magari nelle serate di festa prolungare fino alle 23 per godere della compagnia degli amici. Ero disposta anche a pagare niente di impegnativo». Le cifre chieste non erano ovviamente ragionevoli.

«Alcuni vicini si sono resi disponibili, persone di cuore, ma fisicamente non adatte. Non è mancato il sostegno di amici grazie ai quali ho trascorso un paio di serate all'aperto.
Ma non posso sempre chiedere. Chi invece più di tutti avrebbe dovuto aiutarmi mi ha risposto: "È agosto non ho nessuno da mandarti. Non sei residente". Però le tasse per quella che è a tutti gli effetti una seconda casa le pago regolarmente». Rientrerà a Frosinone in anticipo, con l'amaro in bocca di chi non è riuscita a far valere i propri diritti. Barbara meritava quel gesto di solidarietà e umanità che con un po' di impegno poteva essere garantito, così non è stato.