Dopo che è stato chiesto il giudizio immediato cautelare dalla Procura (un rito previsto alla luce degli elementi che sono stati raccolti in fase di indagini preliminari e quando c'è l'evidenza della prova) e che alcuni imputati hanno scelto la strada di riti alternativi a partire dal rito abbreviato, l'inchiesta sul caporalato è ad un nuovo bivio. L'indagine, condotta dal personale della Squadra Mobile di Latina, è giunta ad un secondo step investigativo. Il primo appuntamento è fissato per il prossimo 15 ottobre in Tribunale a Latina con il via all'udienza per chi lo scorso gennaio era stato sottoposto ad una misura restrittiva. Tra questi anche l'ex sindacalista frusinate della Uil Marco Vaccaro. Restano invece da decidere le posizioni degli altri indagati a piede libero.
Le indagini sono di fatto concluse, subito dopo che davanti al giudice Mario La Rosa è terminato l'incidente probatorio richiesto dalla Procura per cristallizzare la deposizione di alcuni braccianti agricoli. Sotto la lente di ingrandimento del pubblico ministero Valerio De Luca, titolare del fascicolo, finirà la posizione degli indagati a piede libero che erano stati coinvolti nell'inchiesta e che non erano stati sottoposti ad alcuna misura restrittiva. In tutto si parla di oltre 40 persone denunciate. Tra le posizioni che il magistrato valuterà c'è anche quella anche di una commercialista della provincia di Frosinone. Il ruolo della professionista, è emerso negli accertamenti condotti dalla Squadra Mobile. Il ruolo della commercialista è emerso, in particolare, quando si è trattato di trovare degli accorgimenti interni per evitare inconvenienti in merito alle attività ispettive del Ministero del Lavoro e delle autorità.
L'indagine lo scorso gennaio aveva portato alla scoperta di un vero e proprio sistema e gli investigatori, coordinati dal Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza, avevano contestato il reato di associazione per delinquere e in alcuni casi anche l'estorsione. Agli atti dell'inchiesta è finita la telefonata della commercialista con un carabiniere, coinvolto a piede libero anch'egli nell'indagine e nella conversazione che era stata registrata dalla Squadra Mobile il riferimento è ad una cooperativa e a delle «cose» che devono essere sistemate e inoltre si parla di Luca Di Pietro, uno degli indagati, arrestato nel corso dell'operazione che «di fatto non si occupa della conduzione dell'azienda, per cui al fine di dare una parvenza di legalità all'attività occorre dare una raddrizzata», aveva detto la donna. «Se deve almeno dare una parvenza ... che non facciamo solo prestito di lavoro come dicono loro ...)», è un tratto di una conversazione finita nell'inchiesta.
Per quanto riguarda gli altri, invece, a seconda di quello che è emerso nell'incidente probatorio, la posizione si potrebbe alleggerire o in fase processuale anche diventare più robusta per il magistrato inquirente. Per chi era stato sottoposto alla misura cautelare il quadro indiziario aveva retto anche al Riesame ed è per questo che era stato chiesto il giudizio immediato. Dalle indagini portate a termine dalla Squadra Mobile è emerso che i punti di raccolta degli stranieri erano tre in provincia di Latina, tra cui uno a Latina e gli altri due a Sezze e poi anche a Priverno.
Agli atti dell'inchiesta sono finite alcune telefonate dove gli indagati parlano di dover sistemare delle cose e che in vista anche di alcuni controlli è necessario «una raddrizzata». Materiale per gli inquirenti che dovranno adesso valutare la posizione dei singoli indagati.