Saranno interrogati questa mattina dal gip di Treviso i due imprenditori veneti finiti agli arresti domiciliari con il ciociaro Marco Perfili. L'inchiesta è stata condotta dalla Guardia di finanza della città veneta e ha portato all'emissione di tre ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari che hanno interessato, quindi, anche Bruno Saccomani di Oderzo e Paolo Cesaro di Conegliano Veneto. Il primo, peraltro, noto anche in alcuni comuni ciociari. Oggi i primi interrogatori di garanzia davanti al gip Angelo Mascolo che ha firmato le misure richieste dal sostituto procuratore di Treviso Davide Romanelli.

Per Perfili, ai domiciliari a Frosinone, difeso dall'avvocato Calogero Nobile, l'interrogatorio, che avverà per rogatoria, non è stato ancora fissato. L'accusa, per certi versi, ricalca la stessa che all'imprenditore frusinate, presidente della sezione Ambiente di Federlazio, era stata ipotizzata nell'ambito dell'inchiesta coordinata dalla procura di Roma e condotta dalla Finanza di Frosinone a luglio. In pratica viene contestata la presentazione di documentazione falsa attestante lavori mai fatti o svolti in maniera parziale su interventi di efficientamento energetico per i quali sono previsti incentivi economici.

Così facendo, attraverso le società operanti in Veneto ma anche a Frosinone e Roma, secondo quanto ricostruito dalla procura della Marca, avrebbero ottenuto i titoli di efficienza energetica (i certificati bianchi) dal Gse, il gestore dei servizi energetici, società per azioni interamente partecipata dal ministero dell'Economia. I certificati bianchi, principale meccanismo di incentivazione dell'efficienza energetica nel settore industriale, delle infrastrutture a rete, dei servizi e dei trasporti, ma anche per interventi realizzati nel settore civile, venivano rivenduti e monetizzati. Infatti possono essere scambiati e valorizzati sulla piattaforma di mercato gestita dal Gestore dei mercati energetici o attraverso contrattazioni bilaterali.