Guglielmo Mollicone non si dà pace da diciotto anni, da quel tragico giorno in cui non vide rientrare a casa la sua bambina.
Come ha appreso la notizia?
«In realtà ne sono venuto a conoscenza solo grazie ai media, non ho ricevuto nulla di scritto. Ma non è la prima volta che accade, è successo già altre volte».

Cosa ha provato, se l'aspettava?
«Considerato il periodo di ferie, ormai è finito luglio, credevo che la procura rinviasse tutto a settembre. Invece ha deciso così. Questa è stata la volontà da parte della procura e per i coinvolti le vacanze forse saranno impiegate a prepararsi a quello che li aspetta».

Cosa si aspetta dal processo?
«Per chi ha commesso l'omicidio io mi aspetto l'ergastolo, perché quello che è stato fatto a Serena supera di molto la cattiveria umana. Mi aspetto giustizia anche per chi ha fatto sparire gli organi di mia figlia. La procura o chi ne ha il compito dovrà stabilire che fine hanno fatto. Non si possono sottrarre parti da un corpo, non ritengo realistico che si fossero deteriorati e quindi che siano stati eliminati per questo. Ho dubbi che dagli organi che non ci sono più potessero esserci ulteriori elementi per capire a cosa sia stata sottoposta mia figlia prima di morire. Resta un dubbio di un padre che ha perso una parte di sè, ma ho bisogno di avere chiarezza. Sarà necessario capire di chi siano le responsabilità per quanto accaduto».

Qual è il clima ad Arce?
«Il paese aspettala verità, come me. Sono passati diciotto anni ma la storia ancora non è chiusa».

Gli amici di Serena cosa pensano?
«Gli amici sono cresciuti, sono diventati adulti e hanno messo su famiglia. La vita è andata avanti per tutti, come è giusto che sia. Per me la vita si è fermata il primo giugno del 2011».

Pensa che sarà presente in aula al processo?
«Io sarò lì sempre, come ci sono sempre stato anche in passato. Uscirò se mostreranno immagini dell'autopsia di mia figlia, a quello non posso proprio assistere».