Sei/sette ore di camera di consiglio. Poi la sentenza. Il presidente della Corte d'assise di Frosinone, il giudice Giuseppe Farinella, ha annunciato il programma della giornata di venerdì, l'ultima dedicata al processo per ricostruire la morte di Emanuele Morganti, il ventenne di Tecchiena aggredito in piazza Regina Margherita ad Alatri nella notte tra il 24 e il 25 marzo di due anni fa.

È stato un processo lungo e difficile, ma anche rapido. Dopodomani interverranno gli ultimi difensori, per le posizioni di Palmisani e dei due Castagnacci, gli avvocati Angelo Bucci, Massimiliano Carbone e Marilena Colagiacomo. Dopodiché i giurati entreranno in camera di consiglio per uscirne, dunque, dopo circa sette ore almeno.

Nutrito sarà anche il servizio d'ordine che i carabinieri assicureranno per evitare qualsiasi incidente e protesta. La posta in palio è altissima, stante anche le pesanti richieste della procura (un ergastolo e altri 78 anni di reclusione in totale) come pure le aspettative. E proprio quello dell'aspettativa generata sulla famiglia Morganti e sulla comunità di Tecchiena è stato teatro di un aspro scontro tra l'avvocato Giosuè Bruno Naso e la procura.

Non a caso il tema è stato toccato anche ieri dallo stesso Naso. Quest'ultimo ha criticato la scelta «ideologica» della procura di contestare l'omicidio volontario. A parere del legale il processo «si è affrancato da un rigoroso esame tecnico scientifico per calarsi in una dimensione più popolare, populista, che rispondesse di più all'aspettativa legittima del contesto ambientale. Ma ciò non compete alla procura. In questa maniera la si alimenta indebitamente, ma è destinata, prima o poi, a rimanere delusa. Alla Corte - chiude Naso - il compito di ricondurre la vicenda ad aspetti tecnico-giuridici».

Ieri l'intervento del Pm Misiti
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