Il "corvo" di BancAnagni finisce in procura, con i carabinieri della città dei papi che aprono un'indagine. La storia della vicenda nasce il 17 giugno scorso con una lettera, con in calce la firma dell'ex vice direttore generale di BancAnagni, Massimo Caruso, che è stata inviata al governatore e direttore di "Banca d'Italia", al direttore della filiale romana e responsabile della vigilanza Banca d'Italia e per conoscenza a numerose autorità e istituzioni del territorio.

Nel testo, redatto evidentemente da una persona addentro ai meandri del settore finanziario e nello specifico delle banche di credito cooperativo, il presidente Stefano Marzioli ed il suo omologo della Bcc di Palestrina venivano accusati di ingerenza nelle attività delle rispettive banche "con grave pregiudizio per la normale e legittima divisione dei poteri tra governante ed esecutivo" ed altre amenità. Il 1 luglio l'ex vice direttore generale all'apparenza firmatario della lettera si è recato presso la Stazione dei carabinieri di Anagni, specificando di «non aver assolutamente prodotto, sottoscritto o trasmesso la missiva in questione»; sporgendo quindi querela «per qualsivoglia reato possa essere ravvisabile dai fatti esposti, chiedendo la espressa punizione a norma di legge di colui o coloro i quali hanno arbitrariamente utilizzato il mio nome attribuendo a me la paternità di un documento di cui sconoscevo sino ad oggi l'esistenza». Il successivo 4 luglio l'interessato ha così scritto a tutti i destinatari della nota interessata informandoli di non aver mai scritto la lettera e di aver denunciato l'autore.

Non appena il postino ha consegnato copia della lettera dell'ex vice direttore generale, il presidente Stefano Marzioli s'è recato a sua volta presso i carabinieri anagnini, sporgendo querela contro ignoti che potrebbero presto avere nome e qualifica, vista la partenza a razzo delle indagini e le dichiarazioni fornite dagli interessati, che potrebbero aver fornito elementi e dettagli molto utili all'individuazione del "corvo".