Per quasi sette ore le arringhe delle difese sono riecheggiate nell'aula della Corte d'assise di Frosinone. E oggi si replica.
Al processo per l'omicidio di Emanuele Morganti, gli avvocati, a fronte delle pesanti richieste dell'accusa (ergastolo per Michel Fortuna, 28 anni per Mario Castagnacci, 26 per Paolo Palmisani e 24 per Franco Castagnacci, l'unico ai domiciliari mentre gli altri sono detenuti) provanoa ribaltare l'esito del processo. Dall'altra parte i pubblici ministeri Giuseppe De Falco e Vittorio Misiti, che hanno cooridnato il lavoro dei carabinieri, ascoltano e confrontano le dichiarazioni con la mole di materiale raccolto durante il processo, segno che il 23 vorranno replicare.
La prima arringa è dell'avvoca to Marilena Colagiacomo per Franco Castagnacci. Ed è la prima a introdurre l'argomento dei buttafuori: per lorol'accusa ha richiesto e ottenuto l'archiviazione e lunedì in aula i pm hanno spiegato che non c'è nessodi causalità tra la loro condotta e la morte di Emanuele. «Decine di testimoni dicono che i primi a colpire Emanuele sono stati i buttafuori», sostiene il legale. Che poi passa ad analizzare l'uso del manganello. Ciò per collegarlo con i risultati delle consulenze medico-legali: «Le lesioni sono compatibili con un'azione lesiva da manganelli», chiosa l'avvocato. Poi una domanda: «Chi ha contribuito maggiormente a creare quel clima di esaltazione collettiva?». Insiste che «i buttafuori erano obbligati a non usare la forza e a chiamare laforza pubblica».
Aggiunge che «Franco manteneva un atteggiamento conciliante ed equidistante. Franco non è una persona violenta».
Inevitabile il riferimento a Franco che trattiene Gianmarco Ceccani che vuole saltare il muro per correre in aiuto di Morganti e alle parole "uccidetelo uccidetelo" con la variante in dialetto. L'avvocato ribadisce che Franco voleva evitare che Gianmarco, saltando, si facesse male. E insiste: «Emanuele era libero di muoversi edi lasciare la piazza. La decisione di tornare a prendere la ragazza è un evento accidentale, che ha scatenato la parte finale dell'aggressione». Per la quale nega un contributo causale di Franco. Sotto accusa quel «passaparola foriero di false informazioni». Da qui la richiesta di assoluzione di Franco, senza nessuna subordinata. Ed è a quel punto che la mamma di Emanuele scoppia in lacrime.
Mamma Lucia è stata l'unica a rimanere in aula dall'inizio alla fine, mentre gli altri familiari stretti, a parte i fratelli di Emanuele per pochi minuti, hanno scelto di rimanere all'esterno dell'aula. «Mai condiviso l'impostazione della procura», esordisce invece l'avvocato Angelo Bucci, uno dei difensori di Palmisani e Mario Castagnacci. Che aggiunge se contestato il preterintenzionale «non saremmo qui». Contesta che nel capo d'imputazione si fa riferimento al concorso con persone rimaste ignote. «Ma chi sono questi non identificati?», si interroga. Allora punta l'indice sulle «testimonianze, ambigue, derelato, ondivaghe e non veritiere».
Afferma che l'esame autoptico è una «cartina di tornasole» per dire che «il processo nasce, continua e si evolve sul barcollamento senza un apprezzamento clinico» e cita il consulente tecnico della procura Saverio Potenza. Il riferimento è a Emanuele ormai privo di forze che non si difende più e, dopo l'ultimo colpo, cade a terra a peso morto. Sottolinea ancora: «E l'autopsia? Una sola lesione. Se dieci persone avessero inseguito e picchiato Emanuele altro che una lesione sola».
Quindi fa riferimento alla chiave svitabulloni che il buttafuori sfila dalle mani di Palmisani e ai manganelli telescopici che spariranno.
Sottolinea che non «sono state valorizzate» le testimonianze di chi riferisce di Emanuele picchiato con i manganelli. E ancora: «Speravamo che le telecamere del giudice di pace avessero filmato la scena finale, sarebbe stata la nostra salvezza». E poi: «Le lesività ulteriori a quella mortale sono insignificanti». Sull'interrogatorio di Mario dopo l'arresto: «dice le stesse cose acquisite successivamente dai testimoni». Ricorda di Paolo che alza le gambe a Emanuele a terra. In conclusione Bucci chiede l'assoluzione, in subordine la derubricazione in rissa aggravata dall'omicidio o in omicidio preterintenzionale.
Massimilano Carbone, l'altro difensore di Palmisani e Castagnacci spende gran parte del suo intervento (che concluderà oggi) citando testi e dichiarazioni che, secondo la difesa, non possono essere a fondamento di una sentenza di condanna.
Critica il capo d'imputazione definito complesso. Nega che in un lasso di tempo così breve qualcuno degli imputati possa «aver maturato la volontà omicidiaria». Punta l'indice sulla «mediaticità dirompente». Parla di «subornazione mediatica» perché i testi sarebbero stati suggestionati dalla grande esposizione mediatica del caso. Afferma che quella di Mario e Paolo a Roma non è una fuga e che «il cerchio già il 26 marzo è chiuso». Che, scelta legittima, Franco Castagnacci resta libero per essere intercettato. Parla pure di indagini non ufficiali e del contributo di «soggetti influenti della zona». «Il programma criminoso implica un'azione senza soluzione di continuità», che per l'avvocato Carbone manca.