«Frosinone è difficile». Il magistrato Luca Palamara, intercettato, parlava anche della procura di Frosinone. Nell'ambito di quello che è diventato il "caos toghe", il magistrato, indagato a Perugia e oggetto di un procedimento disciplinare al Csm, parlando dei movimenti per la nomina del procuratore di Perugia finisce con fare riferimento a Frosinone. Per certi versi i due uffici giudiziari sono legati tra loro, se non altro per il fatto che diversi candidati sono in comune.

L'intercettazione rilanciata da diversi giornali nelle scorse settimane (La Stampa, Libero, ma anche da Dagospia) è del 15 maggio. Al telefono Luca Palamara, ex presidente dell'associazione nazionale magistrati, parla con un suo collega magistrato della procura di Roma, Rocco Stefano Fava. L'argomento è il posto di procuratore a Perugia. «Allora stammi a sentì... -dice Palamara- Senza che ti sbilanci con Erminio... la cosa di Erminio la chiudiamo, eh?... So' tutti contenti». Fava, a quel punto, si interroga: «Per Perugia?» e Palamara di rimando introduce un altro argomento: «Gli avevano fatto un accenno pure su Frosinone. Ma Frosinone è difficile». Quindi la conversazione scivola via sugli esposti.

Da tempo è iniziata la procedura per la successione di Giuseppe De Falco alla guida della procura di Frosinone. Il magistrato, nominato all'unanimità dal Csm procuratore a Latina, a fine mese dovrebbe lasciare il suo ufficio frusinate. Proprio per evitare un periodo di reggenza ed avere da subito un procuratore nel pieno delle funzioni, l'iter per la nomina era già stato avviato. Lo scandalo che si è innescato e sul quale è intervenuto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rallentato molte nomine di molti uffici giudiziari. Anche più prestigiosi di Frosinone. E così, a caduta, anche la procedura per la nomina della procura di Frosinone è ancora in alto mare.

Che Palamara il 15 maggio abbia fatto cenno a Frosinone è indice del fatto che c'è attenzione su quale scelta andrà effettuata. Diciannove erano le candidature. A dimostrazione degli intrecci con Perugia, in quattro hanno indicato entrambi gli uffici: Raffaele Cantone dell'Anticorruzione, Antonio Rosario Guerriero, procuratore di Teramo, Catello Maresca, pm a Napoli ed Emilio Carmelo Amato, pm a Roma.