Trecentocinquantamila euro bruciati con le scommesse sportive, l'eredità dei suoi genitori morti prematuramente.
Quarant'anni, disoccupato originario di Cassino, ha investito l'equivalente dell'appartamento che gli aveva lasciato la famiglia rincorrendo il sogno del guadagno facile e l'impulso, irrefrenabile, dell'azzardo. Poi la richiesta di aiuto da parte di alcuni amici che hanno permesso così al quarantenne di entrare poco tempo fa nella comunità di Exodus. Di storie del genere ce ne sono davvero tante.

Spesso di fermano solo un passo prima del baratro ma molto più in là rispetto alla possibilità di tender loro una mano.E a pesare, una rete sociale dalle maglie davvero troppo larghe e l'assenza di sportelli o di associazioni ad hoc sul territorio.
I volti della dipendenza patologica da gioco a Cassino sono diversi: una donna con abiti consunti, notata all'alba all'apertura dei bar, con la sigaretta tra le dita e nell'altra una mazzetta di gratta&vinci; uno stimato professionista, il cui rigore sul posto di lavoro è stato riconosciuto anche con attestazioni pubbliche, perso sulla stessa strada. Ragazzini che bruciano la paghetta settimanale nell'illusione di vincere facile. Le tante storie, a Cassino e nell'hinterland, legate al gioco d'azzardo (nelle sue forme più disparate) raccontano di un territorio fragile con un alto tasso di dipendenza. Ma anche di una rete ancora troppo debole per tenere alle bordate di una crescita di vittime senza eguali.

Le tutele adottate non bastano
L'ordinanza sindacale anti-ludopatia è in vigore a Cassino dal 2018: una forma di tutela per le vittime grazie all'assunzione di prescrizioni (così come nelle altre città) per impedire la presenza di sale da gioco nei punti sensibili, secondo le disposizioni di quello che è passato come il "decreto dignità". Parliamo della limitazione degli orari di apertura delle attività; possibili misure restrittive sulla pubblicità, l'indicazione di ricollocare le sale con apparecchi a debita distanza da luoghi di culto, ospedali, scuole. La battaglia, fortissima, è stata ingaggiata già a partire dalla fine del 2017 da Fratelli d'Italia, con l'impegno diretto del portavoce Angela Abbatecola. Il nodo cruciale resta nel margine di libertà lasciato ai Comuni nell'individuare i "luoghi sensibili" e applicare il criterio dell'impatto su sicurezza urbana e contesto sociale, da un lato; e nell'amplia mento del concetto stesso di gioco d'azzardo: per poter offrire un sostegno alle vittime non appare possibile restringere il campo d'interesse soltanto alle sale slot, ad esempio.

I dati: bisogna ripartire
«Gli ultimi dati ufficiali sul gioco d'azzardo a Cassino risalgono al 2016. Quell'anno erano censiti 440 apparecchi da gioco in città sui quali sono stati giocati 46,55 milioni di euro.Mediamente 1.276 euro l'anno per ciascun abitante spiega l'assessore ai Servizi sociali e responsabile di Exodus a Cassino, Luigi Maccaro Proprio in questi giorni, insieme alla dottoressa Marina Zainni del Dipartimento Dipendenze e Salute mentale della Asl, stiamo lavorando con il professorMaurizio Esposito (che dirige ilLaboratorio di Sociologia dell'Università di Cassino) alla progettazione di un lavoro di ricerca sulla dimensione del fenomeno del gioco d'azzardo su tutto il territorio della Provincia di Frosinone. E della sua incidenza nel Cassinate.

In questi anni le richieste di aiuto per dipendenza da gioco sono aumentate in maniera esponenziale. A giocare sono soprattutto persone che vivono una condizione economica fragile a causa della disoccupazione. Ma anche ed è la cosa che più ci preoccupa ragazzi, adolescenti che spendono al gioco la paghetta settimanale nella speranza di realizzare i propri sogni. Chi ha bisogno di aiuto deve rivolgersi al Ser.D. di Cassino per essere preso in carico ed essere avviato verso un percorso terapeutico ambulatoriale o residenziale - suggerisce Maccaro -. Le ordinanze comunali, soprattutto quando si riesce a farle rispettare, sono importanti ma aiutano solo in minima parte ad affrontare il problema».

L'assessore poi sottolinea come la vera soluzione possa essere cercata in un lavoro di prevenzione capillare. Un lavoro che implichi la creazione di una rete sociale concreta. «In Italia da oltre dieci anni non si spende più un centesimo in prevenzione e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Come Amministrazione inviteremo presto tutti i soggetti interessati ad un gruppo di lavoro permanente sulle dipendenzepercostruire insieme,perla prima volta, una strategia di prevenzione efficace».