Un sistema che contava più sulla quantità che sulla qualità. Tanti piccoli appalti da preferire a quelli da grossi importi. È questa la strategia adottata, secondo quanto ricostruito dalla procura di Frosinone nell'inchiesta che ha travolto la Tac Ecologica e la Biemme e che ha portato i carabinieri forestali a eseguire, nella giornata di giovedì, otto misure cautelari.

Il gip Ida Logoluso ha firmato un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Alfredo Coratti della Tac Ecologica (già detenuto nell'inchiesta sui rifiuti che riguarda Piglio, Sgurgola, Collepardo, Filettino e Fumone per la Ciociaria e, in precedenza, ai domiciliari nell'inchiesta di Cervaro) e per Giovanni Luciano Bellardini, tecnico del Comune di Sgurgola nonché, per l'accusa, rappresentante di fatto della società Biemme. Agli arresti domiciliari sono finiti Lucio Giuseppe Formaggi, assessore del Comune di Sgurgola; Mattia Bellardini, amministratore unico della Biemme, figlio del tecnico comunale; Paola Morgia, rappresentante di fatto della Biemme e moglie di Giovanni Luciano Bellardini; Alessandro Recine, addetto alle attività amministrative della Biemme; Domenico Spaziani, dipendente Asl in pensione; Vincenzo Rocchi, dipendente della città metropolitana di Roma.

L'inchiesta, partita da Sgurgola, si è allargata. I carabinieri forestali del colonnello Giuseppe Lopez e del maggiore Vitantonio Masi del Nipaaf, coordinati dai sostituti procuratori Vittorio Misiti e Barbara Trotta, grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali e a una serie di acquisizioni in diversi comuni e nelle sedi delle società hanno ricostruito una serie di reati, come corruzione, traffico di influenze illecite, truffa, abuso d'ufficio, turbata libertà degli incanti. Nell'ordinanza il gup tra le varie conversazioni captate, richiama un dialogo tra la Morgia e il collaboratore Recine. Nel dialogo si parla di soldi, di lavori da effettuare nei vari Comuni e di Alfredo, che, per l'accusa, altri non è che Coratti. «La conversazione -riassume il gip- verte sulla strategia aziendale che, secondo gli interlocutori, il Bellardini dovrebbe intraprendere. Secondo loro è sbagliato pretendere lavori grossi, in quanto i politici dei Comuni li hanno già assegnati ("non po i a bussà a chigli di 70-80 mila euro, purché mo non t gli dann... purché mo hann già passat hann già passat s cani arraiati (...) della politica" dice Alessandro): secondo il loro modo di vedere le cose il Bellardini Luciano dovrebbe andare dai rappresentanti dei Comuni per prendere piccoli lavori».

L'obiettivo, dunque, è guadagnare sulla quantità: «"10 20 lavori a ventimila euro... a duemila euro si fat...")». Secondo il gip «la Morgia avrebbe consigliato a Bellardini di collaborare, in quanto vi sono tanti piccoli Comuni per i quali effettuare i lavori "ci soditto Lucià... ne gliù fatto, ma mettite... pure che so tanti piccoli comuni ee... ma ci vuò tanta gente"). Tuttavia, tali lavori, spesso ottenuti in subappalto, vengono pagati non con regolarità. Da qui le diverse telefonate intercettate dagli investigatori dell'Arma di sollecito per il saldo delle fatture non ancora pagate.
E infatti, più avanti il gip scrive: «Nel ringraziare per i pagamenti effettuati il Recine sonda se vi siano altri appalti, e il Coratti accenna all'appalto per il Comune di Veroli, per il quale si sente probabile vincitore ("allora Veroli può darsi che le ma danno, quindi là abbiamo messo che fate il lavoro voi (...) mo hanno bloccato la gara e la dovrebbero da' a me") e all'appalto per il Comune di Alatri, per il quale la società del Ballardini già effettuava dei lavori (di disinfestazione, ndr) ("io a Alatri ci lavoro (...) direttamente col Comune"), trovando quindi un accordo sull'inserimento della Biemme in subappalto ("io sulla gara ci devo mette un nome della ditta eh, tipo sub appalto, e ci metto a te")». L'inchiesta riguarda, oltre a Sgurgola, il tentativo della Tac di inserirsi nel servizio di raccolta a Trevi cercando di convincere il vincitore della gara a farsi da parte, lavori ad Anagni e Sora.La r