Astensione, gli avvocati si mettono in moto. Ieri prima giornata di blocco delle udienze per far sentire la voce di un tribunale mai adeguato al carico di lavoro più che raddoppiato dopo l'annessione con il Sud Pontino: a parlare sono i dati, che raccontano in un solo anno l'aumento di 16.000 procedimenti a fronte di una carenza importante di magistrati e personale. Così ieri, con un'adesione totale all'astensione indetta fino al prossimo 8 luglio, in seno al consiglio dell'Ordine degli Avvocati che si è tenuto nel pomeriggio, si sono gettate le basi per trovare una strada condivisa e concreta.

«Partiremo con una commissione permanente composta da tutte le parti interessate: tribunale, procura, avvocati, vop, got, dipendenti e università di Cassino - ha spiegato il presidente Gianluca Giannichedda -. Un organismo che elaborerà un documento da sottoporre al Csm, al Ministero e al Consiglio giudiziario al fine di illustrare la peculiarità del tribunale di Cassino, una realtà con una competenza territoriale molto estesa, che comprende tantissimi piccoli comuni; un tribunale di frontiera, attenzionato anche dall'Antimafia, fondamentale contro le infiltrazioni».

Il documento, redatto in tempi celeri, verrà portato in audizione del Consiglio giudiziario e del ministro competente.
«Il nostro auspicio è, ovviamente, che si trovino risposte a questo grido d'allarme: c'è un evidente bisogno di adeguare la pianta organica perché il nostro è ormai un tribunale medio-grande ha continuato il presidente Giannichedda con il totale appoggio dei membri del Consiglio che presenta un numero di magistrati e di personale troppo esiguo rispetto al numero di contenziosi».

I dati
A raccontare la situazione del tribunale di Cassino, scampato alla mannaia della soppressione per la sua funzione insindacabile in un territorio di frontiera, sono i dati relativi alla mole di lavoro che viene quotidianamente affrontato nel palazzo di giustizia. Già alcuni giorni fa la sezione cassinate dell'Associazione nazionale magistrati (Anm) aveva indicato, attraverso un'analisi scientifica dei numeri, l'impossibilità di offrire al territorio l'adeguata risposta alla sempre più forte sete di giustizia: «Vi è un giudice ogni 14.290 abitanti e un pubblico ministero ogni 36.520 abitanti. Una media che va ben oltre la soglia indicata dal ministro della Giustizia e ben oltre quella di molti uffici giudiziari limitrofi. Oltre che delle medie europee».

Volendo approfondire l'analisi dei dati relativi al carico di lavoro, la fotografia mostra una giustizia in comprensibile affanno: al 31 dicembre del 2018 nel civile risultavano pendenti 8.442 procedimenti, 5.524 le nuove iscrizioni e la chiusura (quindi l'eliminazione) di 4960 procedimenti: parliamo dunque per il civile ordinario di +600 procedimenti in un anno. Nel penale, sempre al 31 dicembre 2018, i procedimenti pendenti al dibattimento risultano essere 5.212, cioè 395 in più rispetto al 2017: inumeri aumentano,i magistrati diminuiscono.

Stessa situazione in procura: l'iscrizione nel registro delle notizie di reato a carico di persone note nel 2017 era pari a 6.797, nel 2018 a 6.844: +47; l'iscrizione contro ignoti, invece, paria a 7.377 nel 2017 a fronte di 7.736 nell'anno successivo: +359. Ancora. Le notizie di reato di competenza del giudice di pace risultavano 832 nel 2017 a fronte di 1.270 del 2018, che si traduce in circa 200 procedimenti annui in più a testa per i (5) giudici.

Sommati, si raggiungono cifre pari a 16.000 procedimenti in più in un solo anno. «Questo stato di emergenza si ripercuote sul territorio, perché la carenza di organico si traduce nella mancata risposta di giustizia che va a danno di tutti i cittadini, di tutti noi. Per questo è importante affrontare questa battaglia insieme» ha concluso il presidente Gianluca Giannichedda.