Sì al giudizio immediato per Antonio Salvati. Il gip del tribunale di Cassino Salvatore Scalera ha accolto la richiesta avanzata dal sostituto procuratore Alfredo Mattei e ha fissato l'inizio del processo nei confronti dell'ex sindaco ed ex presidente dell'Unione di Comuni Antica Terra di Lavoro al 15 ottobre.

Dopo il lungo braccio di ferro giudiziario, che ha portato la procura a impugnare il no all'arresto di Salvati davanti al tribunale delle libertà e poi, dopo il successivo ricorso della difesa del politico, in Cassazione, si stringono i tempi.

Il giudizio immediato custodiale è stato richiesto, ritenuta raggiunta dalla procura l'evidenza della prova, per bypassare l'udienza preliminare e fare in modo che Salvati compaia direttamente davanti ai giudici. A quel punto toccherà agli avvocati scegliere la strategia processuale e, dunque, se avanzare richiesta di rito abbreviato (con sconto di un terzo sulla pena in caso di pronuncia di condanna) o di sottoporsi a processo ordinario.

La prima richiesta di misura cautelare per Salvati, sulla base delle risultanze investigative dei carabinieri che avevano acquisito la denuncia del titolare della cooperativa al quale, secondo l'accusa l'ex presidente dell'unione avrebbe chiesto soldi per sbloccare i pagamenti per l'accoglienza dei richiedenti asilo, era stata respinta dal gip di Cassino. La decisione del Riesame, che aveva accolto l'appello della procura, era però stata opposta. A quel punto le parti si sono ribaltate con la difesa di Salvati (rappresentato dall'avvocato Ivan Santopietro) a giocare la carta della Cassazione. Quest'ultima, però, ha confermato il sì all'arresto eseguito dai carabinieri lo scorso 14 giugno.

L'inchiesta è partita l'anno scorso quando i carabinieri hanno verbalizzato la testimonianza di Saverio Rea, di Colfelice, rappresentante legale della cooperativa sociale "Integra 2013". Secondo l'accusa Salvati avrebbe preteso soldi dal titolare della coop. L'accusa parla di circa 250.000 euro, in contanti, in varie tranche, tra il 2013 e il 2017. In base a quanto viene contestato, Salvati avrebbe minacciato Rea di non fargli liquidare le fatture presentate per il servizio di accoglienza dei richiedenti asilo di cui la cooperativa si occupava.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori dell'Arma Rea avrebbe subito minacce pesanti, estese anche alla moglie e ai figli. Rea, in base alla denuncia, sarebbe stato costretto poi ad assumere nella cooperativa persone indicate dallo stesso ex sindaco. Che, ora, a partire da ottobre avrà la possibilità di difendersi in aula.