Il Lazio Pride sfila a Frosinone. Cinquant'anni dopo i moti di Stonewall di New York, la rivolta che, simbolicamente, ha segnato le prime rivendicazioni del mondo lgbt, la comunità delle lesbiche, gay, bisessuali e transgender ha sfilato per le strade del capoluogo. Oltre duemila, secondo la questura, i partecipanti alla manifestazione, partita ieri intorno alle 16 da piazza Salvo D'Acquisto. Tra musica, colori e striscioni. L'edizione 2019 del Lazio Pride succede a quelle di Latina (2016 e 2017) e Ostia (2018). E in molti hanno raggiunto il capoluogo ciociaro dai paesi limitrofi, così come in molti hanno voluto sfilare a Frosinone dopo essere partiti da Roma e provincia e dalla zona del pontino.

Per Frosinone, centro ospitante scelto dal comitato organizzatore dopo aver primeggiato nel contest social Lazio Pride superando la concorrenza di Albano Laziale, Guidonia, Latina, Viterbo e Ostia, si è trattato di una prima volta. Una prima volta caratterizzata, alla vigilia, da un lungo strascico di polemiche. Dalla questione percorso a quella relativa al mancato patrocinio da parte del Comune di Frosinone. E, dallo stesso comitato organizzatore, durante il corteo questo punto è stato evidenziato. Polemiche della vigilia anche per alcune esternazioni via social del presidente del consiglio provinciale Daniele Maura, ritenute offensive dalla comunità arcobaleno e che sono state condannate politicamente da alcuni esponenti del Pd.

Il racconto
Il raduno, alle 15.30, in piazza Salvo D'Acquisto. Pian piano il piazzale, non lontano da via Aldo Moro, si riempie. Tra striscioni, stendardi e bandiere arcobaleno. Dall'organizzazione iniziano a preparare il carro in vista della partenza, mentre qualcuno balla a ritmo di musica. Dopo una mattinata di pioggia, il pomeriggio è caldo e soleggiato. Orgoglio, diritti e libertà sono alcune delle parole chiave che i manifestanti ripetono. Sono in piazza, spiegano, per rivendicare l'orgoglio della comunità arcobaleno. Che vuol dire lesbiche, gay, bisessuali e transgender. Ci sono giovani e anche giovanissimi. Alcuni sono accompagnati dai genitori. C'è chi, per raggiungere il capoluogo, ha preso il treno da Roma. Come Asia. O come Gaia.
Entrambe sottolineano l'importanza della manifestazione, oltreché in città grandi come la Capitale, anche e soprattutto nelle città di provincia. Come Frosinone, appunto.

Ma non solo dalla Capitale. Leonardo, Emma, Alice, Catia arrivano dalla provincia. Dove, spiegano, è più difficile far parte della comunità lgbt. «L'amore non ha sesso né genere» e, ancora, «l'amore ha infinite ricette». Sono soltanto alcuni cartelli che hanno esposto i manifestanti insieme a un altro, più grande, affisso al carro principale della manifestazione: orgoglio ciociaro. Il corteo è stato aperto dal passaggio di due trampolieri che hanno accompagnato i manifestanti fino all'arrivo, intorno alle 18.30, in piazza Falcone e Borsellino, nei pressi della villa comunale. Nel mezzo il passaggio in via Aldo Moro, al centro delle polemiche nelle scorse settimane e di un botta e risposta tra il comitato organizzatore e il Comune. Molti i curiosi che, ai lati della strada, hanno osservato il passaggio della sfilata.

Alcuni negozi, in segno di supporto, hanno esposto adesivi arcobaleno. La musica ha accompagnato l'intera parata con i manifestanti, in prossimità del carro, intenti a ballare sulle melodie ritmiche, tra le altre, di Pem Pem di Elettra Lamborghini e Waka Waka di Shakira. Una volta superata via Aldo Moro, la manifestazione ha raggiunto l'ultima tappa prima dell'appuntamento, dopo le 19, all'interno del Parco Matusa. Dal comitato organizzatore, con i portavoce Fabrizio Marrazzo e Anna Claudio Petrillo, hanno espresso soddisfazione per l'evento e hanno, nel corso della sfilata, lanciato qualche frecciata al Comune per la mancata concessione del patrocinio.

L'evento, così come hanno sottolineato nei giorni scorsi proprio dallo stesso comitato organizzatore Lazio Pride, ha voluto ricordare Emanuele Crestini, sindaco di Rocca di Papa deceduto nel tentativo di salvare i dipendenti comunali dal crollo del palazzo comunale. Crestini, hanno evidenziato dal Lazio Pride, fu il primo sindaco nel Lazio a celebrare un'unione civile, celebrando il rito di Sandro e Bobby. La testimonial del Lazio Pride è stata Claudia Ferri, transgender e make up artist internazionale sorana.