Interrogatorio per Santa e Daniela Coratti, la prima è agli arresti domiciliari, l'altra ha l'obbligo di firma, finite nell'inchiesta "Malaffare 2", insieme al fratello Alfredo, titolare della Tac ecologica tuttora in carcere, e un dipendente della ditta, Francesco Partigianoni, anche lui ai domiciliari.

Le due sorelle ieri hanno risposto alle domande, alla presenza del difensore di fiducia Giampiero Vellucci, davanti al gip Costantino De Robbio. Presente il pm Alberto Galanti, che ha coordinato le indagini condotte dai carabinieri forestali di Frosinone. Entrambe hanno negato di aver mai prestato un contributo per una presunta attività illecita di smaltimento dei rifiuti. Hanno riferito che raccoglievano i rifiuti presso i comuni; rifiuti che venivano depositati nel centro di trasferenza di Piglio (ora sotto sequestro) e da lì portati immediatamente nella discarica di Colfelice.

Hanno sostenuto quindi il fatto che se ci sono state delle eccedenze quantitative o qualitative questo non è avvenuto intenzionalmente e comunque i siti interessati, cioè il sito di Piglio e la discarica di Colfelice sono regolarmente autorizzati. Hanno inoltre sostenuto che non è mai stato utilizzato un mezzo o un dipendente per conferire i rifiuti in un luogo non autorizzato. Intanto per la prossima settimana verrà fissata l'udienza al tribunale della libertà per chiedere la revoca o la modifica della misura detentiva per il fratello Alfredo Coratti.

Anche il trentaseienne interrogato venerdì scorso si è difeso. «Non ero a io a occuparmi del centro di trasferenza a Piglio. E non ho scaricato illecitamente rifiuti che invece hanno fatto il percorso che dovevano fare».
Si stanno, inoltre, individuando le eventuali responsabilità dei tecnici comunali, perché lo smaltimento illecito di rifiuti, secondo la pubblica accusa, è avvenuta con la complicità dei tecnici dei comuni dove erano stati raccolti i rifiuti.