Non tutto è perduto. Almeno secondo le ultime informazioni che arrivano dalla Francia. Nelle scorse ore le maggiori agenzie hanno rilanciato la possibilità di riaprire le trattative Fca-Renault. Ma per il Cassinate, dopo la notizia dell'assenza di un nuovo modello da produrre nello stabilimento di Piedimonte, le prospettive sono davvero poco rosee: tra nuova cassa e ferie estive, nei prossimi mesi, i dipendenti cassinati saranno più a casa che al lavoro. E la prospettiva, anche a lungo termine, non è delle migliori. Ecco perché appare più che mai necessaria la riunione della Consulta dei sindaci del Cassinate - con i sindacati a muso duro - attesa per domani.
Comunicata la nuova cassa
Per le prossime settimane è previsto un giorno di cassa e quattro di lavoro; poi ancora, tre di lavoro, due di cassa e uno di stop (tranne per il settore presse). Ma si lavorerà a singhiozzo pure a luglio: la cassa comunicata fino al 12 luglio, infatti, prevede lo stop per i giorni 1, 5, 8 e 12: cioè nelle prime due settimane si resterà sulle linee produttive solo tre giorni a settimana. Atteso, poi, il piano della seconda metà del mese di luglio a cui si aggiungerà il fermo "forzato" delle ferie che vedono lo stabilimento chiuso dal 1° al 18 agosto.
La fotografia, già senza completare il quadro con l'atteso blocco di fine luglio, non è certo delle migliori. Ma a pesare, più di ogni altra cosa, è l'assenza di prospettive e la paura da una parte dell'assenza di un nuovo modello per Cassino, dall'altra della ricaduta negativa del mancato accordo con i cugini d'Oltralpe.
Le indiscrezioni
Le ultime novità rilanciate dalle agenzie di stampa francesi e anche dal Sole24Ore raccontano di trattative private tra i due gruppi. Incontri informali per riprendere un discorso spezzato bruscamente. Così se fossero comprovate le ultime indiscrezioni su un viaggio a Parigi di Mike Manley, ad di Fca, «intenzionato a verificare, di persona, la possibilità di riapertura delle trattative con Renault» la situazione potrebbe cambiare anche per Cassino, che continua ancora a fare i conti con lo spettro della cig e con la paura dei licenziamenti nell'indotto.
La Consulta: una scossa
A dare una scossa a questa situazione potrebbe essere proprio la Consulta. Il campanello d'allarme, gli scioperi dei giorni scorsi degli operai della Tiberina, una delle aziende piú grandi e importanti dell'indotto Fca. Al momento sono 18 i lavoratori a cui è scaduto il contratto e non è stato rinnovato, altri 18 dovrebbero lasciare entro fine mese: i licenziamenti e lo scarso rispetto per gli operai sono stati indicati come motivi principali della protesta indetta dalla Uilm e dalla Fiom. E ora la vertenza è aggiornata a mercoledì. Per questo la Consulta di domani sarà fondamentale.
«La mia proposta sarà quella di avanzare, da parte di tutti i sindaci della Consulta di cui Cassino è capofila, una richiesta di incontro con il ministro dello Sviluppo economico - ha dichiarato il sindaco di Cassino, Enzo Salera - bisogna capire prima di tutto quanti soldi ci siano realmente a disposizione per l'eventuale protrarsi della cassa integrazione. Poi, con i sindacati, bisognerà capire i problemi effettivi e concordare tutte le azioni possibili a sostegno dello stabilimento e dell'indotto, alfine di scongiurare una crisi di tutto il territorio».
«Già sei mesi fa, con la riunione della Consulta, avanzammo precise richieste d'intervento a cui non sono state date risposte - ha tuonato il sindaco di Piedimonte, Gioacchino Ferdinandi - Dall'ecotassa in poi, fino agli scioperi dei giorni scorsi, la situazione è precipitata. La voce del territorio non può restare inascoltata. Ora torniamo alla carica, con una maggiore insistenza nell'ottenere risposte».
I sindacati sono agguerriti ma la politica provinciale e nazionale non possono restare mute: «Bisogna fare appello anche alla politica provinciale, con il diretto coinvolgimento del presidente Pompeo e poi a quella nazionale» ha aggiunto Francesco Giangrande della Uilm.
La battaglia è su più piani. Le istituzioni sono chiamate a raccolta.