Una convivenza difficile. Che alla fine si era interrotta con una separazione. Ma una donna di Ceccano di 48 anni aveva denunciato l'ex marito con l'accusa di averla insultata, picchiata e costretta ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà. Ieri il caso è stato deciso dal tribunale di Frosinone. Il collegio presieduto dal giudice Francesco Mancini ha inflitto all'uomo una condanna a due anni e due mesi, assolvendolo dall'accusa più grave, quella di violenza sessuale. Il pubblico ministero aveva chiesto tre anni e mezzo.

G.M., coetaneo della donna, era finito sotto processo per maltrattamenti in famiglia, lesioni e violenza sessuale. Stando alla denuncia, il rapporto di coppia sarebbe divenuto insostenibile con continue vessazioni, tramutatesi in un paio di circostanze in atti di violenza. La donna, infatti, sosteneva di esser stata vittima di diversi episodi, nel 2013 e nel 2016, tra gennaio e giugno, tanto che, in due occasioni, è stata costretta a rivolgersi all'ospedale di Frosinone per farsi medicare ferite guaribili in cinque giorni in un caso e in due giorni nell'altro. La difesa, rappresentata dall'avvocato Paolo Pulciani, contestava il fatto che, per la presunta violenza, il certificato medico era di quindici giorni successivo ai fatti e che la denuncia era seguita alla separazione giudiziale.

La moglie ha accusato il marito di averla insultata più volte con epiteti ingiuriosi, di averle stretto le mani al collo in un altro momento e di averla costretta a un rapporto sessuale non consenziente. Accuse poi confluite in un fascicolo in base al quale la procura di Frosinone ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio dell'uomo. Ieri, la conclusione del processo di primo grado. Oltre ai due anni e due mesi il tribunale ha stabilito una provvisionale di 10.000 euro in favore della donna, costituitasi parte civile attraverso l'avvocato Ivano Nardozi. La difesa preannuncia ricorso in appello.