Dopo la mancata fusione tra Fca e Renault continua a tener banco la polemica politica, mentre i sindacati, dal canto loro, seppur con vari distinguo sulla vicenda, marciano uniti per la manifestazione e lo sciopero generale di venerdì prossimo, 14 giugno. Ma andiamo con ordine e partiamo dalla lettera che Jhon Elkann ha inviato ai dipendenti dopo le nozze mancate con la casa automobilistica francese.
Argomenta il presidente di Fiat Chrysler nella missiva giunta oggi a tutti i lavoratori, dunque anche agli oltre 4.000 operai dello stabilimento di Piedimonte San Germano: «Abbiamo difeso gli interessi della società e degli azionisti. Per Fca si prospetta comunque un futuro forte e indipendente. Ci vuole coraggio per iniziare un dialogo come abbiamo fatto noi. Quando però diventa chiaro che le conversazioni sono state portate fino al punto oltre il quale diventa irragionevole spingersi spiega il numero uno di Fca è necessario essere altrettanto coraggiosi per interromperle». Il tema della futura alleanza, al centro della strategia dell'ex ad di Fca Sergio Marchionne, torna ora alla ribalta. «Fca, sotto la leadership di Mike Manley -sottolinea Elkann- è una società straordinaria, piena di persone eccezionali con una chiara strategia per un futuro forte e indipendente. Continueremo a essere aperti a opportunità di ogni tipo che offrano la possibilità di rafforzare e accelerare la realizzazione di questa strategia e la creazione di valore».
Colpa dell'interventismo
«La Francia non ha fatto bella figura, noi anche se in contatto con Fca, abbiamo rispettato una operazione di mercato». Lo ha detto ieri il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio rispondendo a una domanda sull'assenza del governo italiano sul dossier. «Neanche Renault è contenta dell'interventismo dello Stato francese. Se si fa mercato, una grande azienda parla con la sua omologa, non è che interferiscono ministri e presidenti della Repubblica». Ma le parole del vice premier non convincono però le opposizioni. Il predecessore di Luigi Di Maio, ovvero l'ex ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda dice: «Luigi Di Maio non sa, per sua stessa ammissione, perchè sono naufragate le trattative. Bene così», ironizza l'ex ministro Carlo Calenda, mentre la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, accusa lo Stato francese. «Di Maio, ministro dello Sviluppo economico e del lavoro, nulla sa. Quale ministero dovrebbero assegnargli per ottenere la sua attenzione sul comparto che vale centinaia di migliaia di addetti e vari punti di Pil?» twitta Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia.
Un'occasione persa
Intanto i sindacati e Confindustria parlano, più o meno all'uni sono, di occasione persa e di politica assente. «In Francia -osserva il leader della Cgil, Maurizio Landini- ne hanno discusso tutti.
In Italia nessuno». Il numero uno della Fim-Cisl, Marco Bentivogli accusa il governo italiano di «colpevole quanto ingiustificata e totale assenza». Di «occasione persa parlano i segretari generali della Cisl, Anna Maria Furlan e della Uil, Carmelo Barbagallo, ma anche il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia.
Cassino si prepara allo sciopero
I sindacati trovano l'unità anche in vista dello sciopero e della manifestazione nazionale del 14 giugno per quel che riguarda il reparto automotive. A Cassino i sindacati delle varie sigle stanno tenendo varie riunioni sia nello stabilimento Fca che nelle fabbriche dell'indotto. I metalmeccanici incrociano le braccia per 8 ore il 14 giugno per chiedere al governo di rimettere lavoro e investimenti al centro dell'agenda, oltre a misure per combattere le delocalizzazioni e il sostegno all'occupazione. E un primo segnale in vista del rinnovo del contratto nazionale in scadenza a fine anno. Lo sciopero nazionale è stato indetto da Fiom-Cgil, Uilm e Fim-Cisl per il prossimo venerdì e prevede tre manifestazioni in contemporanea a Milano, Firenze e Napoli.