«È necessario che la sorveglianza sanitaria ed epidemiologica attualmente in corso continui nel tempo, e comprenda anche i bambini e i giovani, con particolare attenzione ad effetti e patologie, potenzialmente associate all'esposizione ambientale a beta-esaclorocicloesano».

È la conclusione del quinto rapporto Sentieri sullo stato di salute della popolazione residente nel Sin della Valle del Sacco. A darne notizia è l'associazione Retuvasa, da sempre in prima linea per la difesa dell'ambiente nella Valle del Sacco. L'associazione ricorda che, in base alla nuova perimetrazione, il Sin interessa 19 Comuni per poco più di 200.000 residenti, con una presenza di 79 aziende. Per le attività di bonifica l'accordo di programma, recentemente firmato, sono stati stanziati 53,6 milioni di euro.

Dato che l'attuale perimetrazione è maggiore rispetto al momento in cui sono stati condotti gli studi precedenti, si notano delle differenze. Nel rapporto si legge che «si diluisce l'eccesso importante di mortalità per malattie dell'apparato circolatorio e di ricoveri ospedalieri per malattie dell'apparato respiratorio, con queste ultime che risultano, tra gli uomini, addirittura in difetto rispetto al riferimento.

Per quanto riguarda le patologie tumorali l'analisi della mortalità e delle ospedalizzazioni non evidenzia eccessi particolari. Nella Regione Lazio, il registro tumori è stato istituito solo recentemente e non sono ad oggi disponibili stime di incidenza di patologie tumorali relative al periodo considerato. Sono in corso le attività necessarie all'avvio e messa a regime del Registro».

Tuttavia, per la prima volta, l'aggiornamento dello studio prevede «un'analisi del profilo di salute infantile, adolescenziale e giovanile attraverso i dati di mortalità e di ospedalizzazione».

Sentieri ricorda che il programma di sorveglianza sanitaria è stato avviato nel 2009 con particolare riguardo all'area a rischio di contaminazione da beta-esaclorocicloesano. «La mortalità per le patologie e i ricoveri considerati a priori come associati alle fonti di esposizione ambientale specifica non evidenzia eccessi di rischio - commenta Retuvasa - ma tra gli uomini la mortalità generale è in eccesso e in entrambi i generi si segnala un eccesso per patologie dell'apparato cardiovascolare. Sarà opportuno confrontarsi sul significato dell'associazione a priori, chiarendo la relazione tra molte patologie, tra cui il cardiovascolare, e specifici fattori di inquinamento ambientale.

Nella sezione pediatrico-adolescenziale-infantile si osserva un eccesso di mortalità per tumori del sistema linfoematopoietico, basato su tre casi, che permane nella classe 0-19 anni (5 casi), e tra i giovani adulti (8 casi), sebbene questi numeri ridotti rendano difficile costruire una stima statistica. Lo stesso dicasi per i tumori al sistema nervoso centrale in eccesso anche per i giovani adulti oltre che per le fasce di età inferiori. Si aggiungono poi le leucemie, sebbene per queste ultime il numero ridotto di casi aumenta l'incertezza delle stime di rischio. Le malattie respiratorie acute sono in eccesso rispetto all'atteso in età pediatrica, mentre i ricoverati per asma sono in eccesso in età pediatrica e in difetto tra i giovani adulti».

Quanto alle principali cause di ospedalizzazione Sentieri dà atto che «si osservano difetti in entrambi i generi per tutte le cause naturali, tutti i tumori, malattie del sistema circolatorio, malattie degli apparati digerente e urinario. Un difetto per le malattie del sistema respiratorio è presente nelle donne. Per i ricoveri relativi alle cause con evidenza di associazione a priori con le esposizioni ambientali sufficiente o limitata, nelle donne sono evidenti difetti per i tumori maligni dello stomaco, del colon retto e per le malattie del sistema respiratorio».

Nei precedenti studi era emerso che la concentrazione media di beta-esaclorociloesano «non si discostava da quanto rilevato nelle determinazioni precedenti, ad indicare che la contaminazione unana è persistente». In più ci sono le analisi sul ruolo dell'alimentazione, a base di cibi prodotti in loco, «che ha evidenziato come il rischio di contaminazione umana fosse associato al consumo di carne bovina, uova e pollame allevati nell'area contaminata»