Smentita a tutto campo e anche difesa dalla Serie A. Era finita nel mirino di due genitori di un giovane calciatore, con l'accusa di essere una falsa procuratrice e di averli raggirati dopo essersi fatta consegnare 7.500 euro in cambio della promessa di un contratto con una compagine professionistica per il loro figlio.

Ora però la donna, una trentaseienne di Ferentino, V.A., passa al contrattacco e annuncia che si tutelerà nelle sedi opportune. Partendo da una ricostruzione. «Il giovane gioca nei dilettanti precisamente nell'Eccellenza grazie al nostro operato. Non mi sono mai presentata come procuratrice, visto che sono soltanto un'intermediaria iscritta alla Camera di Commercio e non ho mai attuato nessuna truffa. Io tratto giocatori professionisti e non mi interesso dei dilettanti.

Tutti i miei ragazzi sono regolarmente sistemati e non ho mai avuto nessun problema con loro». Entra nei dettagli. «Questa è una storia assurda che sta colpendo la mia professionalità e la mia famiglia visto che si tratta di accuse infondate. Anche perché il ragazzo di 22 anni aveva sottoscritto con me una procura di intermediazione, per un periodo di due anni, con tanto di pagamenti di bonifici per le mie prestazioni (riferiti a sette mesi del rapporto di lavoro dove ho percepito 2500 euro).

Tutto nella norma, tutto registrato e dimostrabile. Le carte sono in regola e per questo sono tranquillissima. Sottolineo che il ragazzo di sua spontanea volontà è andato via dalla squadra, dopo esattamente due allenamenti. Chiaro che poi abbiamo chiesto i soldi per il periodo in cui era sotto la nostra procura. Il lavoro va pagato».

«Voglio poi precisare che dinanzi ad una denuncia io non sono indagata, ma visti i danni che sto ricevendo ho deciso di contro querelare presentandomi ai carabinieri di Ferentino. Inoltre - va avanti non senza rabbia - mi viene da sorridere quando leggo che l'inchiesta si è allargata in Toscana. In questa vicenda noto che c'è un accanimento verso la mia persona che tra l'altro fa anche molta beneficenza e si vuole colpire una persona che si è costruita da sola e che è riuscita con tanti sacrifici a lavorare nel mondo del calcio professionistico. L'invidia, ahimè, è una brutta cosa soprattutto in questa provincia. Poi la mia fedina penale è pulita, quindi dico stop alle calunnie e per questo ho deciso di tutelare la mia persona e la mia professionalità». La vicenda da sportiva diventa giudiziaria.