Né una parola in più, nè una in meno. Una "pronuncia" calibrata sulla delicatezza del momento. L'atteso cda della Renault si riaggiorna ad oggi per proseguire la valutazione sulla proposta di fusione avanzata da Fiat Chrysler. E, da indiscrezioni, pare che abbia «deciso di continuare a studiare con interesse» l'opportunità del "matrimonio" tra le due grandi realtà automobilistiche e di voler approfondire ogni aspetto nella riunione pomeridiana odierna. Sul tavolo dei lavori finirà nuovamente l'idea di creare una società comune olandese da assegnare al 50 e 50 agli attuali soci dei due gruppi con un potenziale enorme, arrivando a trasformarsi nel terzo colosso mondiale. Ma non si possono fare i conti senza considerare Nissan.

Anzi ieri, il presidente di Renault, Jean-Dominique Senard, avrebbe telefonato proprio al capo di Nissan, Hiroto Saikawa. Dagli albori della trattativa il gruppo giapponese non ha mai palesato contrarietà alla fusione, nella chiara ottica però di una rivisitazione delle sue relazioni con Renault. Decisivo, a questo punto, il cda di oggi che potrebbe dare il via libera all'apertura dei negoziati con Fca ma, a quel punto, potrebbero durare mesi prima di trovare una definizione che veda tutti gli attori concordi. Le nozze creerebbero il terzo "polo automobilistico"del mondo, con una produzione di circa 8,7 milioni di veicoli all'anno. Ma non solo. Se si dovesse andare a includere anche l'alleanza Nissan-Mitsubishi, la scalata mondiale sarebbe ultimata: il gruppo diventerebbe il primo produttore di auto.

La politica
Il governo francese ha fatto subito sentire la sua presenza nella delicatissima fase delle trattative. Il ministro dell'Economia, Bruno Le Maire ha visto John Elkann a Parigi e ha così ribadito l'opportunità per Renault e per l'industria automobilistica francese, invocando però garanzie per l'occupazione e l'interesse nazionale. Ma, intanto, in Italia dove i riflettori comunque restano accesi, c'è anche la polemica.
Il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, accusa: «Su Fca questo Governo con la sua assenza sta danneggiando l'Italia e i suoi interessi. Convochi immediatamente azienda e parti sociali per tutelare posti di lavoro, difendere le nostre industrie e far crescere il Paese». E si leva poi la voce anche del predecessore di Luigi Di Maio, ovvero l'ex ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, che argomenta: «Trovo allucinante che non ci sia ancora stata una convocazione formale dei vertici Fca da parte del Governo italiano per comprendere meglio cosa accadrà agli stabilimenti italiani con l'eventuale fusione con Renault. Appare surreale che Elkann incontri Le Maire ma non il presidente del Consiglio italiano o il ministro Di Maio». Intanto, l'attesa e le aspettative a Piedimonte sono alle stelle.