È stato grazie a una brillante operazione della Direzione Distrettuale antimafia di Napoli che si è potuto appurare come la Ego Eco di Cassino fosse finita nella morsa della camorra, nel periodo in cui lavorava nel comune di Torre del Greco, in provincia di Napoli. Ieri sono stati i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata a eseguire un'ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere emessa dall'ufficio G.I.P. del Tribunale di Napoli (su richiesta della Dda) nei confronti di sette soggetti ritenuti responsabili a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa e concorso in estorsione con l'aggravante di aver commesso il fatto per finalità mafiose, avvalendosi della forza d'intimidazione che arriva dal sodalizio camorristico dei clan Di Gioia-Papale e Falanga operanti a Torre del Greco.

Le indagini hanno portato a far emergere diverse condotte estorsive proprio ai danni di imprese edili impegnate in lavori pubblici, servizi e forniture nel Comune di Torre del Greco, in particolare riguardanti la raccolta dei rifiuti ma non solo. e attività hanno anche permesso di scoprire come la criminalità organizzata torrese si attivasse per conoscere gli appalti deliberati per poi sottoporre ad estorsione proprio le ditte aggiudicatrici. Preziosissime le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia unite alle attività d'inda gine che hannopermesso di accertare che tra le ditte vessate dai clan Falanga e Papale vi era la società Ego. Eco. Srl di Cassino, vincitrice della gara d'appalto sull'igiene urbana indetta nel comune di Torre del Greco nel marzo del 2012.

La stessa ditta, già oggetto di altre indagini, è risultata essere contigua a Ciro Vaccaro (tra i sette arrestati), ed era proprio grazie all'inter mediazione di quest'ultimo che era stato assunto un militante del clan Falanga. Inoltre, le attività d'indagine hanno consentito di delineare un vero e proprio "Sistema Vaccaro" attuativo di una gestione ad personam delle gare pubbliche: Ciro Vaccaro, con il placet della malavita locale, si era accreditato quale «interfaccia qualificata a concludere delicati accordi con taluni imprenditori, disposti ad accollarsi una quota estorsiva pur di aggiudicarsi una gara d'appalto bandita dal Comune o per evitare di ricevere danni al cantiere». Un sistema rodato che gli inquirenti hanno disarticolato.