Intercettazioni, ma anche appostamenti, controlli, sequestri e le dichiarazioni, spesso poco collaborative, degli assuntori sorpresi con la droga in tasca. L'inchiesta dei carabinieri, culminata con gli arresti di ieri per spaccio, si è sviluppata lungo queste direttrici. «Già di per sè le conversazioni monitorate assumono una valenza indiziaria grave ed univoco», scrive il gip Ida Logoluso che ha firmato l'ordinanza cautelare a carico degli otto indagati. In sostanza il linguaggio criptico pur non essendo riferibile direttamente agli stupefacenti, per il giudice non ci sono «dubbi circa la riferibilità delle conversazioni a trattative in materia di sostanze stupefacenti e, in particolare, ad ipotesi concrete di compravendita o, quanto meno, di cessione». E più avanti il gip osserva che «nelle conversazioni... le parti si accordano per vedersi ed operare lo spaccio, trattano modalità e termini del pagamento del corrispettivo della cessione, si dolgono della scarsa qualità della droga ceduta e consumata, si danno indicazione circa il luogo di occultamento della sostanza».

Nelle conversazioni intercettata la droga viene ordinata chiamandola «documenti, birre, carte, fotocopie, fogli, mappale, aperitivo che non hanno alcun significato logico alla luce delle occupazioni , degli impegni, dei rapporti e delle frequentazioni dei soggetti coinvolti nei dialoghi». Tuttavia, in altri dialoghi «il riferimento allo spaccio di droga è esplicito». Nel motivare le esigenze cautelari il gip ritiene che «le indagini effettuate hanno consentito di accertare che gli indagati sono costantemente dediti all'attività di commercio di sostanza stupefacente. Allo stato, quindi, è ragionevolmente certo che le attività illecite e quelle connesse siano ancora concretamente in atto, esse rappresentando per gli indagati modalità di vita e fonte esclusiva o, in maniera rilevante e decisiva, integrativa del reddito personale e familiare».

Peraltro, come registrato dagli investigatori in altre indagini simili, «l'azione delle forze dell'ordine, con i sequestri effettuati, non ha indotto nessuno dei protagonisti a desistere dal proseguire nella loro illecita attività. Alla luce di tali elementi, assolutamente concreto ed attuale è il pericolo che tutti continuino se non cautelati nella loro attività delinquenziale». Evidenziato anche il rischio di poter condizionare gli acquirenti e così, potenzialmente, inquinare il dato probatorio.
Il gip poi dedica un passaggio alla poca collaborazione degli acquirenti, definiti «persone fragili, facilmente influenzabili e, in quanto bisognevoli di rifornirsi di stupefacente, non inclini ad accusare coloro che hanno sin qui provveduto ai loro bisogni.
Le dichiarazioni palesemente mendaci già raccolte dagli operanti nel corso delle indagini sono significative, infatti, di una propensione delle persone coinvolte in giri di spaccio a coprirsi reciprocamente e quindi del rischio di inquinamento probatorio».