Ventiquattro ore per conoscere la risposta alla "proposta di matrimonio" avanzata alla Renault. Ventiquattro ore per conoscere le sorti anche dello stabilimento di Piedimonte San Germano, che deve fare i conti con un evidente calo di vendite dei tre modelli Giulietta, Giulia e Stelvio negli ultimi mesi e che potrebbe così tirare finalmente un sospiro di sollievo.

E mentre c'è chi resta scettico, chi parla addirittura di un "bagno di sangue" e chi, invece, pensa che un possibile sì rappresenti più un'opportunità per la Francia che per l'Italia, i sindacati guardano alla fusione come a un'opportunità straordinaria: l'unica arma contro la cig. Non solo per il Cassinate ma per l'intero Bel Paese.

I sindacati: una benedizione
La possibile fusione potrebbe essere per lo stabilimento cassinate una «benedizione» con una diretta ricaduta sull'indotto e sui servizi.
La Uilm, l'Ugl e la Fim Cisl sono allineate nel considerare un sì come una possibilità imperdibile, senza mai dimenticare anche il ruolo del Governo in una partita epocale come questa. Anche se, come forse pochi sanno, la collaborazione tra Fca e Renault non è degli ultimi giorni: le due case automobilistiche, infatti, sono vicine nella produzione già di furgoni, veicoli industriali e autocarri leggeri.

I sindacati sono concordi anche su un altro punto: quello che sta per accadere (si spera) è solo frutto di una politica iniziata e voluta da Marchionne, il risultato di un impegno rilevante che sta portando i suoi frutti.
«Se la fusione sarà portata a compimento, si potrà parlare di un vero cambio di marcia - ha dichiarato Francesco Giangrande della Uilm -

Questa condizione, con l'inserimento anche di Nissan, ci farà "rischiare" di diventare davvero i primi costruttori mondiali di auto, con una evidente ricaduta sia in termini di vendite che occupazionali.
A prescindere dagli scettici che continuano a non dare mai pareri né in termini positivi né negativi, per noi è davvero una grande opportunità. Si andrebbe così a concretizzare qualcosa che nel mondo non si è mai realizzato. Questo, ovviamente, grazie al lavoro svolto dal sindacato e da Marchionne, conseguenza diretta degli obiettivi prefissati.

La fotografia della nostra situazione non è incoraggiante: continua a esserci cassa integrazione perché le condizioni finanziarie generali non consentono di acquisire i modelli che potevano non essere costosi qualora fosse stato possibile realizzare un'economia diversa. Con la fusione - ha concluso Giangrande - si potrà raggiunge un triplice obiettivo, perché Fca potrà assicurare così il numero di auto vendute, non raggiunto per colpa della crisi; poiché Renault è un'azienda già avanzata sull'elettrico e sull'ibrido.

E perché Nissan andrà a coprire la fetta di mercato mancante realizzando la copertura di un mercato mondiale: una opportunità concreta per i dipendenti cassinati che soffrono, così come soffre l'intera economia locale».

Un'opinione condivisa anche dal segretario Ugl, Enzo Valente: «Domani l'incontro decisivo. Non conosco i particolari ma sono convinto che questa possa essere una reale possibilità non solo per il Cassinate. Sono dell'idea che il progetto di Marchionne avrebbe così una realizzazione concreta. Chiediamo, in caso positivo, che subito dopo anche il Governo italiano eserciti il proprio ruolo in questa partita, così come fa quello francese. Capire quali siano i risvolti occupazionali è fondamentale. Per uno stabilimento all'avanguardia come quello di Piedimonte noi immaginiamo solo risvolti positivi».

Possibilista anche Mirko Marsella della Fim Cisl: «Diventare il primo gruppo mondiale dell'auto fa ben sperare non solo lo stabilimento di Piedimonte che indubbiamente, in caso positivo, dovrebbe beneficiare di una ricaduta diretta sull'occupazione. Qui abbiamo la fortuna di fare modelli premium, quindi l'accordo andrebbe a compensare la differenza di richieste con ovvie conseguenze anche per l'indotto».