Ne conserva ancora una manciata di stampe, sotto le foto di Serena sorridente, che troneggiano tra scaffali pieni di libri e cultura. In quei versi, tutto l'amore di un padre che non si è arreso. Una poesia commovente che Guglielmo ha scritto per lei, così profonda da far venire un nodo in gola. Papà Guglielmo «affronta la vita nel suo ricordo» con la consapevolezza che l'anima di sua figlia, quella di un angelo, «vive in eterno». E corazzato da questa consapevolezza, grazie alla guida costante di Serena, affronta le sfide di ogni giorno anche le più dure senza mai desistere. Oggi più che mai, adesso che la verità sulla morte di sua figlia appare sempre più vicina, grazie al lavoro di carabinieri e procura.

A diciotto anni dalla sua scomparsa, il maestro (così come tutti lo chiamano) e la sua famiglia hanno voluto una messa in suffragio di Serena, celebrata ieri alle 18 nella chiesa di San Pietro e Paolo. E Guglielmo, che in quella chiesa incui - quando le spoglie di Serena tornarono dal Labanof di Milano aveva dichiarato di non voler più entrare con cuore cristiano finché verità e giustizia non fossero arrivate, ha varcato ieri quella soglia con uno spirito diverso: «In chiesa ci sono entrato come un cristiano che attende giustizia ma con un ringraziamento speciale nel cuore nei confronti di Dio che sta dando a Serena ciò che le spetta: il riconoscimento del suo sacrificio. Serena è sempre con me: quando entro in casa e guardo il suo quadro, quando sono nel negozio, in ogni momento. Festeggerò presto verità e giustizia per lei, mi auguro con spirito cristiano Anche se non sono certo di riuscire a perdonare».

Guglielmo lo sente nelle vene che la verità è ora talmente vicina da poterla toccare. Lui, maestro per una vita, che ha sempre creduto nella scuola e nelle istituzioni, ieri ha affrontato una data importante: 18 anni dalla scomparsa di sua figlia. «La morte di Serena mi esorta anche oggi, in questa data particolare, a proseguire quello che è stato il suo sacrificio, il suo impegno: dedicare la sua vita per salvare i ragazzi soggiogati dalla droga - ha continuato papà Guglielmo - . È questa la battaglia che cerco di portare avanti per lei, nel migliore dei modi, anche se è faticoso e doloroso».

Poi ha voluto ringraziare il sostituto Beatrice Siravo, che ha seguito con grande attenzione ogni approfondimento investigativo, il procuratore Luciano D'Emmanuele e i carabinieri del Comando provinciale, del Reparto Operativo edella Compagnia di Pontecorvo agli ordini del colonnello Cagnazzo che hanno reso possibile giungere a questi risultati straordinari dopo 18 lunghi anni: «Ho creduto realmente in loro, nel lavoro (soprattutto degli ultimi anni) che ritengo faticosissimo. Ce l'hanno messa tutta. E sapere di poter festeggiare la legalità e la verità è la cosa più bella che possa attendere».

Non è un posto qualunque quello che ieri è finito nel raggio d'azione delle telecamere speciali del Ros. Le indagini sulla morte di Serena Mollicone risultano chiuse dallo scorso mese di aprile ma la scienza continua a rappresentare per gli inquirenti un sostegno indispensabile nella definizione di uno dei cold case più difficili da raccontare: difficile perché parla della morte di una ragazza che dopo 18 anni ancora attende giustizia. Difficile nella misura in cui secondo gli elementi racconti dalla procura graziea nuove tecniche prima impensabili avrebbe come suo epicentro proprio una caserma dei carabinieri, simbolo per tutti i cittadini onesti di legalità e sicurezza. Così quello di ieri, come era avvenuto nello scorso mese di gennaio con le riprese in 3d all'interno della caserma di Arce, rappresenta un compendio importante in grado di fornire informazioni altamente digitalizzate e per questo quanto più realistiche possibili, anche dopo 18 anni.

Le telecamere hi-tech del Ros sono arrivate ieri mattina poco prima di mezzogiorno al bar della Valle e sono rimaste lì per oltre cinque ore. I militari del Raggruppamento operativo speciale hanno acquisito ogni dettaglio dello storico locale che non è affatto un posto qualunque. Quando Serena Mollicone scompare, il 1° giugno del 2001, è una ragazza di 18anni da trovare a ogni costo. È in quel bar, "le Pucchietelle" per i residenti, (secondo le ricostruzioni effettuate) che il maresciallo Mottola uno dei cinque indagati nell'inchiesta si reca per verificare di persona se fossero vere le indicazioni sugli avvistamenti che indicavano Serena (nel primo pomeriggio del venerdì) proprio nel bar della Valle. Lo stesso posto dove molti, soprattutto ragazzi, si erano ritrovati per collaborare con le ricerche. E sempre lì, il primo giugno di 18 anni fa, Serena sarebbe stata vista passare con dei ragazzi su una Lancia Y per acquistare sigarette.

Testimonianze sbiadite nel tempo e divenute confuse: la presenza di Marco figlio del maresciallo indicata in un primo momento; la possibilità che quella non fosse Serena ma una delle due ragazze a lei molto somiglianti - una delle quali aveva avrebbe direttamente collegato la sua tragica morte con la vicenda di Carmine Belli, arrestato ingiustamente e poi assolto in ogni grado di giudizio - fanno tornare con la mente al bar oggetto dell'attività di ieri. Lo stesso in cui, se fosse possibile riscontrare le vecchie testimonianze raccolte, Serena era ancora in vita; lo stesso a poche decine di metri dal posto in cui la studentessa venne trovata, legata mani e piedi, dopo due giorni dalla scomparsa. Ormai senza vita. Le acquisizioni di ieri potrebbero servire a rafforzare - grazie alle tecniche in 3d - i convincimenti degli inquirenti che non hanno tralasciato davvero nulla. I cinque indagati - il maresciallo Mottola, il figlio Marco e sua moglie, insieme ai sottufficiali Suprano e Quatrale (per ipotesi differenti) - attendono la decisione della procura. Il pool difensivo (gli avvocati Emiliano e Francesco Germani, Rotondi e Candido) è schierato.

di: Carmela Di Domenico