Donatella viene ascoltata ancora. Lo fa a Roma, alla presenza dei suoi avvocati Lorenzo Prospero e Chiara Cucchi. E racconta dettagli importanti, riferisce quegli elementi necessari alla procura per mettere insieme tutti i tasselli: un collante per elementi d'indagine solidi e chiari che devono, però, resistere agli urti di versioni contrastanti e di testimonianze che non combaciano né sui luoghi né sui tempi.
La difesa della ventottenne la ritiene innocente, non già perché la donna avrebbe dichiarato di non aver ucciso il figlio ma per gli elementi oggettivi raccolti. Anche la difesa di Nicola Feroleto - in carcere con la stessa accusa - rappresentata dall'avvocato Luigi D'Anna e dal suo consulente Bruzzone, ritiene che il padre della piccola vittima non c'entri nulla: il quarantottenne avrebbe dichiarato di non essere stato neppure lì quando Gabriel, poco più di due anni, ha perso la vita in un campo (secondo la procura) a pochi passi da quell'abitazione sgangherata che per lui era tutto il suo mondo.
In questa visione così fortemente contrapposta il sostituto procuratore Valentina Maisto, titolare dell'inchiesta, continua a scavare, sapendo di poter contare sull'intuito e sulla preparazione dei carabinieri di Cassino del capitano Mastromanno e dei colleghi del Provinciale - coordinati dal tenente colonnello Gavazzi - agli ordini del colonnello Cagnazzo.
Sono stati loro, in 24 ore, a definire il quadro in cui inserire la morte del piccolo Gabriel, soffocato perché piangeva. Ma il lavoro da fare, per stabilire con assoluta certezza ruoli e responsabilità è ancora lungo. E l'attività, come dimostrato dall'interrogatorio di ieri, è davvero febbrile. Cosa avrà riferito Donatella è "top secret", coperto da segreto istruttorio, ma è plausibile immaginare che abbia raccontato ancora una volta come siano andate le cose, facendo affiorare i ricordi di quel pomeriggio, di quelle ore, fino al momento in cui il piccolo ha smesso di respirare.
A immaginarla, quella scena impietosa (per chi non fa parte della squadra degli inquirenti), parte dal momento in cui la donna con il piccolo tra le braccia chiede aiuto riferendo di essere stata investita. Poi la corsa di 118 e carabinieri e l'amara consapevolezza che Gabriel non ce l'aveva fatta. Ma ucciso da chi? E morto dove? Per la procura e per il pool difensivo di Donatella - gli avvocati Cucchi, Prospero, il medico legale e il professor Lavorino - l'epicentro del crimine è da ricercarsi nel campo dell'orrore. Ma le indagini non hanno risparmiato neppure l'abitazione di Gabriel, dove il Ris ha lavorato per ore, individuando tracce di interesse investigativo, forse di natura ematica.
Attesi i risultati
Sarà la scienza la chiave di lettura del delitto. I risultati del Ris all'interno e all'esterno dell'abitazione, quelli del geologo nominato dalla procura - la dottoressa Sacchi - e soprattutto quelli dell'autopsia attesi per fine giugno. Se Gabriel sia stato soffocato e come, se sotto le sue unghie ci sia la "firma" dell'assassino; se il terreno prelevato nel campo e anche nell'orto dove Nicola racconta di essere stato siano compatibili con le tracce isolate sugli abiti, difficilmente sarà possibile appellarsi a versioni terze: la scienza offrirà alla procura la giusta chiave per chiudere il cerchio di un caso tanto difficile. Probabilmente importante sarà anche quanto dichiarato ieri da Donatella, ascoltata per circa un'ora e mezza dal giudice.