Omicidio di Gabriel, dopo l'affidamento dell'incarico in procura durato una quarantina di minuti, si passa alla fase operativa. Prima il sopralluogo effettuato tra la casa e il campo indicato come il luogo del delitto, poi un briefing in caserma per decidere come procedere nei prelievi del terreno: una attività fondamentale per capire dove il piccolo Gabriel sia stato ucciso. La comparazione, disposta dal sostituto Maisto, con le tracce su abiti, auto e oggetti sequestrati agli indagati, potrebbe essere dirimente. Sul posto le difese, i carabinieri e i consulenti. In carcere, lo ricordiamo, restano il padre Nicola Feroleto e la madre Donatella Di Bona accusati di omicidio volontario in concorso

Donatella immortalata dalle telecamere di un negozio di Cassino poche ore prima della morte di Gabriel. È questa la testimonianza resa ieri a "Pomeriggio Cinque" da un esercente della città martire che ricorda la sua presenza nell'attività intorno alle 10.30. La donna, riferisce l'uomo ai microfoni della trasmissione di Canale Cinque, sarebbe entrata ma non avrebbe acquistato nulla. Con lei non c'era né Gabriel né Nicola, ma non è escluso che fossero fuori ad attenderla.

Le commesse, che la conoscevano bene, l'avrebbero vista stanca: lei avrebbe detto che forse era colpa della puntura di un insetto, punta durante la passeggiata in montagna qualche giorno prima. Nessun elemento di particolare rilievo, però.
Le immagini sono state acquisite. 

di: La Redazione

Omicidio di Gabriel, oggi si torna sul campo a pochi passi dall'abitazione del piccolo ucciso a due anni perché piangeva.
Per la sua morte restano in carcere la madre, Donatella Di Bona, e il padre, Nicola Feroleto, chiamati a rispondere della medesima terribile accusa: omicidio volontario aggravato. A loro carico la procura ipotizza un coinvolgimento morale e materiale: nei confronti della ventottenne, l'esecuzione materiale dopo che la stessa avrebbe confessato, ammettendo di averlo soffocato «perché piangeva».

Nei confronti del padre, arrestato dopo due giorni, l'ipotesi di non aver protetto Gabriel, di non aver impedito alla donna di strangolarlo. Lei prima offre una ricostruzione, racconta di un investimento, poi cambia versione; lo stesso vale per il quarantottenne, che avrebbe chiesto un alibi alla convivente di Villa Santa Lucia: viene intercettato e finisce in carcere.
Donatella da Rebibbia chiede sempre del bambino: vorrebbe preder parte ai funerali, alla messa in suffragio a distanza di un mese, raggiungere il cimitero. Richieste già negate ma reiterate.

Così la difesa, rappresentata dagli avvocati Prospero e Cucchi, sta valutando la possibilità di inoltrare una nuova istanza al giudice, magari per concedere una visita al cimitero in orari che non coincidono con l'apertura ordinaria, così da evitareproblemi diordine pubblico. Anche Nicola, dal San Domenico di Cassino, piange alla vista delle foto del bimbo mostrata dall'avvocato D'Anna, continua a indicare in Donatella l'unico responsabile dell'efferato delitto e a ricordare che lui,in quei momenti terribili in cui il bimbo ha perso la vita, lì non c'era.

A stabilire quale sia la verità tra versioni contrastanti, tra ricostruzioni che non si incastrano con le tante testimonianze raccolte, ci penseranno gli inquirenti attraverso la scienza. Cruciali, per questo, i risultati delle prove isolate all'interno dell'abitazione di Gabriel dal Ris (anche tracce verosimilmente di sangue) e quelle già nelle mani dei carabinieri, tra cui le immagini di videosorveglianza della zona. Gli accertamenti di oggi saranno "un'arma" in più nelle mani del sostituto Maisto.

Mattinata intensa
Dopo il conferimento dell'incarico al consulente nominato dalla procura, avrà luogo l'accertamento tecnico irripetibile che prevede il prelievo di terreno nel campo ritenuto il luogo dell'omicidio. Ma anche del terreno del cortile dell'abitazione del piccolo e secondo indiscrezioni anche di quello dell'orto dove Nicola racconta di aver lavorato: una sequenza che servirà a incamerare informazioni necessarie alla comparazione con le tracce isolate sui vestiti di Donatella, di Nicola e del piccolo, come pure nelle case.

Così come con quelle nelle due auto sequestrate al padre, che verranno analizzate giovedì a Roma alla presenza dei consulenti di parte, Lavorino e Bruzzone. Se, infatti, i militari che stanno lavorando all'unisono gli uomini del capitano  Mastromanno e i colleghi del tenente colonnello Gavazzi, agli ordini del colonnello Fabio Cagnazzo hanno subito individuato e delimitato il raggio d'azione in cui muoversi e i principali attori del terribile caso, ora grazie alle prove scientifiche si potrà stabilire una sequenza logica e definire ogni responsabilità.

di: Carmela Di Domenico