Sono sei in tutto i telefoni, oltre ad abiti, oggetti e campioni sequestrati. Nell'elenco delle prove finite nelle mani degli inquirenti, forse la verità su un delitto terribile e pieno di coni d'ombra. Ci sono ancora troppe zone grigie dietro la morte di Gabriel, figlie di dichiarazioni contrastanti e di versioni che hanno cambiato pelle continuamente. I carabinieri hanno blindato in meno di 24 ore l'intero caso, arrivando all'arresto della madre e poi del padre della piccola vittima. Ma all'interno del quadro tracciato, ancora troppe cose da mettere nel giusto ordine, troppe testimonianze che non combaciano.
Per questo il sostituto procuratore Maisto sta continuando a scavare.
Ogni aspetto deve essere sviscerato fino in fondo: dove Gabriel è stato davvero ucciso? Cosa è accaduto in zona Volla? Così, magari, anche in quei tre telefonini sequestrati durante il sopralluogo all'interno dell'abitazione - nonostante non siano degli smartphone - potrebbe esserci un dettaglio affatto secondario. Ma a chi appartengono? Ai familiari di Donatella o erano in uso alla stessa? E da quanto tempo erano in casa? Cosa potrebbero trovare gli inquirenti in tutti e sei i telefoni?
Le tracce
La casa dove il Ris ha individuato le due tracce ritenute «rilevanti» ai fini investigativi potrebbe essere ispezionata di nuovo.
Ma a fare la parte del leone, in questa fase, saranno gli abiti. Il geologo chiamato per completare il quadro già nelle mani del Ris dopo l'accura ta ispezione eseguita dovrà comparare il terreno (di cui è previsto un campionamento) con quanto rilevato su abiti e scarpe: abiti di Donatella, del piccolo Gabriel e su un jeans e un paio di scarpe di Nicola. E sulle auto in uso a Feroleto.
Il quarantottenne, nelle sue ricostruzioni, dirà anche di aver lavorato nell'orto: se eventuali tracce di terriccio dovessero essere compatibili con gli indumenti sequestrati a indagati e parte offesa, allora saremmo di fronte alla sottoscrizione del quadro fotografato dai carabinieri del capitano Mastromanno e dai colleghi del tenente colonnello Gavazzi, agli ordini del colonnello Cagnazzo. Altrimenti, verrebbero tracciate altre direttrici su cui lavorare. Per questo verrà prelevato un campione di terreno, nello stesso punto in cui Donatella ha detto di aver ucciso il figlio perché piangeva. Resta, comunque,il fatto che lo stesso campo potrebbe essere stato "compromesso" da pioggia o altri agenti. Per questo ne verrà analizzata la composizione.
Così come il campionamento delle macchie forse tracce ematiche - isolate nella stanza da letto -; l'analisi del contenuto (prelevato dal Racis) dei cellulari degli indagati; le tracce che potrebbero essere cercate negli altri telefoni; lo studio delle celle e delle immagini di videosorveglianza: ogni tassello risulterà fondamentale per definire tempie modi, ruoli e responsabilità.
Le accuse reciproche e le testimonianze dei vicini tracciano un quadro difficile in cui lavorare: Feroleto, in carcere a Cassino, al suo legale D'Anna continua a professarsi innocente. E a ritenere responsabile solo la ventottenne della morte del figlio. Donatella, che mercoledì ha incontrato i suoi legali Lorenzo Prospero e Chiara Cucchi insieme al consulente, il criminologo Lavorino avrebbe detto di sognare il piccolo tutte le notti, mostrando forti difficoltà nel faraffiorare fattie circostanze. La battaglia, prima di tutto quella per la verità, non è affatto vinta. Oggi pomeriggio a Piedimonte la messa in suffragio del bimbo.