Operazione San Bartolomeo, il Tribunale del Riesame accoglie i ricorsi delle difese, annulla l'ordinanza della Dda e dispone l'immediata scarcerazione di otto indagati. La decisione dei giudici capitolini è arrivata nel tardo pomeriggio di ieri.  Il provvedimento ha riguardato otto indagati (coloro cioè che hanno proceduto con il Riesame): in libertà sono tornati Angelo Morelli, Antonio Morelli, Maria Spada, Valentina Pelagalli, Antonio Badalone, Silvana Spada, Antonio Aniello e Perla Onorati. Nei confronti dei primi quattro, il gip del tribunale di Roma aveva applicato la misura cautelare in carcere, per gli altri la misura dei domiciliari.

Con le istanze proposte dal nutrito pool di difensori (gli avvocati Emanuele Carbone, Giancarlo Corsetti, Mariano Giuliano, Francesco Palumbo, Ernesto Cassone e Sibilio) è stata sollevata una questione tecnica: il difetto di "autonoma motivazione". Ovvero un difetto di valutazione specifica da parte del gip della Dda rispetto alle motivazioni del provvedimento adottato, quindi rispetto al quadro delineato nel costrutto accusatorio. Le difese degli indagati hanno infatti sottolineato una sorta di «riproduzione cautelare del pm» a sostanziare le decisioni del gip.
Un vizio di forma, che ha determinato l'accoglimento dell'ordinanza. E la scarcerazione dei coinvolti.

L'operazione San Bartolomeo, lo ricordiamo, aveva portato all'esecuzione da parte dei carabinieri delle misure di custodia cautelare: per la Dda, la gestione della piazza di spaccio era nelle mani di famiglie rom. Per questo gli 11 coinvolti sono stati accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di cocaina, hashish e marijuana, intestazione fittizia di beni, nonché di tentata estorsione, usura e truffa aggravata. Maxi i sequestri preventivi, per beni stimati sugli 800.000 euro: tre alloggi popolari, tre terreni (uno adibito a vendita di fiori sulla Casilina, poi ad autolavaggio), due ville -una in costruzione con marmi e statue faraoniche e un circolo ricreativo.