Gabriel non trova pace. Sono passati 23 giorni da quel terribile 17 marzo, ultimo giorno di vita del piccolo di 28 mesi, e ancora non si intravede la parola fine al suo caso. L'unica cosa certa è che Gabriel è morto, il bimbo non c'è più. Durante i sopralluoghi effettuati dagli uomini del Ris nella giornata di mercoledì sono state trovate delle tracce, alcune potrebbero essere tracce ematiche. Sono state rinvenute nella stanza della mamma, dove il piccolo dormiva anche insieme alla bisnonna. Gli uomini del Reparto Investigazioni Scientifiche di Roma sono arrivati alle 10 e hanno lavorato nella casa fino a sera inoltrata, un lavoro certosino e delicato che potrebbe aiutare nella ricostruzione della dinamica di quei tragici momenti che portarono alla morte di Gabriel.

Il piccolo dormiva nel lettone con la sua mamma, la donna che in un primo momento ha confessato di averlo ucciso, per poi cambiare versione fino a negare di aver commesso quel terribile gesto. Nella stessa stanza dormiva anche l'anziana bisnonna. Le tracce, rinvenute anche sul letto, passeranno al vaglio delle analisi di laboratorio dei tecnici che dovranno stabilirne la provenienza e la tipologia. Nell'ipotesi che la traccia di sangue appartenga al piccolo Gabriel, non è possibile confermare neppure che sia legata ai momenti del delitto: durante le attività di soccorso prestate al piccolo, ad esempio, qualche traccia potrebbe essere stata lasciata.

Nella casa con Donatella e Gabriel, oltre alla bisnonna, vivevano inoltre la nonna e lo zio, uno dei familiari, diabetico, faceva anche uso di insulina. Un lavoro delicato che fornirà elementi utili per delineare un quadro più preciso di quanto accaduto.
Intanto ieri le telecamere della Rai sono tornate ancora una volta sul posto. Un vicino di casa ha raccontato in un collegamento de "La Vita in Diretta" cosa ha visto quel giorno:

«Donatella è arrivata dal vialetto con il bimbo in braccio, le braccia penzolavano, lo ha portato in camera dove c'era la madre, ne è uscita quasi subito e dalla stanza si sentiva la madre urlare, lei era fredda, come assente. Ha poi messo il bambino in braccio a una vicina, abbiamo provato a rianimarlo, non ci siamo riusciti. Lei non piangeva, era fra le nuvole. Quando le abbiamo chiesto cosa fosse successo, ha parlato di un investimento, le abbiamo chiesto che macchina fosse stata, ma lei ha risposto che non sapeva niente e non ricordava. Poi non ha più parlato. Non ha versato neanche mezza lacrima, piangeva più la nonna che lei. Da come ha parlato non ho creduto che potesse essere stata una macchina».

I legali della Di Bona, avvocati Prospero e Cucchi, e di Feroleto, avvocato D'Anna, attenderebbero anche le analisi sui vestiti che indossavano i genitori di Gabriel quel giorno. A spiegare come sono andate le cose, grazie anche alla scrupolosa attività svolta dal Ris, ci penseranno i risultati dell'autopsia, insieme ai risultati delle indagini serratissime dei carabinieri del capitano Mastromanno e dei colleghi del tenente colonnello Gavazzi, agli ordini del colonnello Cagnazzo, che in 24 ore sono arrivati alla svolta.