«Troppe omissioni, troppe stranezze. Me l'hanno uccisa di nuovo. La morte di mia figlia continua a non risparmiare colpi di scena: non sapevo neppure che gli organi di Serena fossero stati prelevati e non più restituiti. Ho paura che dietro tutto questo possa esserci stato persino un tentativo di violenza. Magari Serena si è difesa per non subire un'aggressione: tutto può essere possibile. Non ho letto a fondo la relazione della Cattaneo, mi hanno consigliato di non farlo. Ma non nego di sentirmi turbato. Forse Serena è entrata in caserma per denunciare, magari ha reagito a una violenza. Nella colluttazione è stata sbattuta alla porta, poi presa a calci visti i segni rilevati dalla Cattaneo». È papà Guglielmo a parlare, chiedendo ancora verità per sua figlia. Vuole sapere tutto. Vuole che venga perseguito chi ha sbagliato, prima che sia troppo tardi, ora che i militari del colonnello Cagnazzo, guidati dalla procura, hanno finalmente dato un nuovo impulso all'inchiesta.

E ospite nel salottino di Magalli, a "I Fatti Vostri", dice: «È sconvolgente!». «Sia da un punto di vista investigativo che umano» ha aggiunto lo storico presentatore Rai. È l'anatomopatologa Cattaneo ad affrontare nella relazione sugli accertamenti svolti sul corpo di Serena, riesumato per il viaggio verso il Labanof, l'ipotesi di un rapporto sessuale prima della morte. «I vetrini effettuati nella prima autopsia hanno dato esito negativo -scrive la professoressa- tuttavia la mera assenza di sostanze biologiche non può indicarne l'assenza». Quindi il mancato ritrovamento degli organi prelevati potrebbe nascondere la volontà di evitare ulteriori accertamenti, come temuto da papà Guglielmo? Oppure è prassi consolidata, dopo molti anni, eliminare gli organi ritenuti non determinanti per le indagini? Anche la normativa in materia di tutela del corpo umano in casi simili è molto complessa: venti, ora dieci anni è il lasso di tempo massimo indicato.
Ma ogni distruzione dovrebbe essere preceduta da una comunicazione.

L'avvocato della famiglia è fermo: «Parlarne ora è prematuro, prenderemo una posizione precisa solo quando avremo accesso agli atti -ha dichiarato l'avvocato Dario De Santis- Dobbiamo capire cosa sia accaduto, esaminando esattamente gli atti. Altrimenti restiamo nel campo delle ipotesi». Occorrerà, dunque, ricercare in modo mirato gli atti che hanno accompagnato i reperti dall'autopsia alla revisione effettuata al Gemelli, per comprendere in quale passaggio sia avvenuta la scomparsa. I cinque indagati Marco Mottola, il papà e sua madre; Quatrale e Suprano restano in attesa, dopo la chiusura delle indagini.