Il clima a Piedimonte è ancora teso. La città sta cercando di andare avanti, ma fare i conti con quanto è successo è difficile. In centinaia hanno partecipato ai funerali del piccolo Gabriel, una comunità spezzata, distrutta, che sta cercando di capire dove si è inceppato il meccanismo, chi ha fallito, chi avrebbe potuto fare di più. Ancora bruciano le parole pronunciate dal sindaco Fedinandi dal pulpito della chiesa di Santa Maria Assunta: «Mai più indifferenti. Le istituzioni siamo tutti noi». Ma le parole non cancellano, né leniscono il dolore per la morte tanto prematura, quanto tragica, del piccolo Gabriel.
«C'è sgomento, la città è ancora sotto choc -ha dichiarato il sindaco- È difficile riprendersi, e i fatti che si apprendono dalla cronaca, gli aggiornamenti, ci fanno rimanere ancora più stupiti dall'evento che è così tragico e dai contorni scioccanti». In questi giorni difficilissimi la nonna non è mai stata lasciata sola, supportata dai Servizi sociali dell'Ente. Per lei una gara di solidarietà intercomunale, per offrirle beni di prima necessità, cambi di vestiario e tutto quello di cui aveva bisogno. Ora si è riunita alla famiglia, è andata dalla sorella. Ora è il momento del dolore e del silenzio. Ha lasciato Piedimonte e in quella casa non ci è mai più rientrata. Il cuore di nonna Rocca è ferito, difficilmente si potrà rimarginare. Cuore di nonna, ma anche cuore di mamma. Perchè Donatella, la donna che avrebbe ucciso Gabriel, è sua figlia.
In una diretta su Canale 5 la D'Urso ha letto una lettera che sarebbe stata scritta proprio da nonna Rocca, parole che raccontano di momenti difficili per tutta la famiglia e di un bambino che adorava la madre. In questi giorni Piedimonte è arrivata alla ribalta delle cronache nazionali come un paese di degrado, senza prospettive. «Questa è una ferita per la comunità. Di Piedimonte, dell'hinterland e di quella frazione ne è stato dato un quadro come di una zona di periferia malfamata, così è stata definita da alcune reti nazionali -ha evidenziato ancora Ferdinandi- Quando in realtà, sia il paese che quell'area, è una zona di gente per bene, ci sono professionisti, operai, impiegati. Gente che non ha nulla a che fare con descrizioni infamanti come ha fatto qualche rete nazionale. In quella zona si trovano due strutture, a pochi metri da quell'abitazione dove Donatella viveva con il figlio e la madre, una è il polo dell'emergenza sede della Croce Rossa e, poco più avanti, c'è anche la sede del Consorzio dei Servizi Sociali, dove c'è il punto Pua. È una zona altamente industriale ma con un piccolo centro urbano che nulla a che vedere con una zona degradata. L'immagine che sta uscendo, che parla di degrado e abbandono, è un'ulteriore ferita per la nostra comunità».
Le indagini
E mentre il territorio cerca di riprendersi da questa terribile tragedia le indagini proseguono. Un lavoro molto delicato e svolto con il massimo impegno e la massima attenzione quello condotto dagli uomini dell'Arma del capitano Mastromanno, della Compagnia di Cassino, e del tenente colonnello Gavazzi, agli ordini del colonnello Cagnazzo, coordinati dal sostituto procuratore Maisto. Si attende anche il risultato dell'autopsia per cui il medico legale ha a disposizione quaranta giorni. Intanto le difese dei due indagati, gli avvocati Lorenzo Prosperi e Chiara Cucchi per Donatella Di Bona e Luigi D'Anna per Nicola Feroleto, continuano a lavorare per cercare di chiarire le posizioni dei loro assistiti. In particolare l'avvocato D'Anna presenterà lunedì, come già annunciato, ricorso al Riesame.