Un'altra versione, un'altra verità. Nicola Feroleto ieri mattina risponde al gip Salvatore Scalera e cambia ancora una volta le carte in tavola rispetto alle dichiarazioni spontanee rilasciate sabato in carcere al pm Valentina Maisto, rispetto a quello che aveva affermato in precedenza.

Ieri ha negato tutto. Soprattutto la sua presenza a Piedimonte quando il piccolo Gabriel è stato ucciso. È confuso, ci sono momenti di quell'ora d'interrogatorio in carcere in cui appare frastornato. Il gip Scalera lo incalza. Gli elementi raccolti dai carabinieri della Compagnia di Cassino - guidati dal capitano Mastromanno - e del Comando provinciale agli ordini del colonnello Fabio Cagnazzo, coordinati dal sostituto procuratore Maisto, appaiono inconfutabili.

Per la Procura è il comportamento omissivo del padre di Gabriel che lo rende colpevole, allo stesso modo della madre Donatella che avrebbe soffocato il piccolo perché piangeva: per questo gli contestano il concorso nell'omicidio volontario del bimbo con l'articolo 40 comma 2 del Codice penale. E poi c'è quell'intercettazione ambientale a indurre gli inquirenti a credere che l'ipotesi di un alibi stabilito a tavolino sia fondata.

Ci sarebbe un'ora di vuoto, dalle 14.30 alle 15.30 - finestra temporale in cui il piccolo Gabriel avrebbe trovato la morte - nella vita di Nicola ma non nella ricostruzione dei fatti. Il quarantottenne di Sant'Ambrogio, residente a Villa Santa Lucia con la compagna e un figlio (e con un'altra ex moglie e due figli a Formia), quel giorno non sarebbe tornato a casa per pranzo. Davanti alle telecamere nazionali e locali venerdì pomeriggio sembra sicuro di ogni spostamento, di ogni azione. Ma gli accertamenti dei carabinieri hanno già messo ogni tassello al proprio posto e per la procura il quadro è differente. Così, a poche ore dalle interviste rese, Nicola è chiamato in caserma. E poi messo in stato di fermo per concorso in omicidio volontario.

Contraddizioni e incongruenze
Ci sono le tante contraddizioni a non far quadrare il cerchio. Le scansioni temporali troppo nitide e "mimate" rese alla tv. Quell'azione quasi fisica raccontata ai microfoni: «Se fossi stato lì l'avrei spinta. Avrei salvato Gabriel» a non convincere. Ma Gabriel dove è stato ucciso? A pochi metri da casa? O addirittura all'interno dell'abitazione? Questa ipotesi ribalterebbe tutto. La tesi della procura, però, è netta: Gabriel è stato ammazzato in quella stradina sterrata a pochi metri dall'abitazione familiare col tetto in lamiera, in zona Volla. Ma Nicola Feroleto perché a quell'ora sarebbe ancora lì?

Nella sua puntuale ricostruzione iniziale, a quell'ora lui è già a casa. Nella primissima parte della giornata accompagna Donatella a fare alcuni servizi come l'iscrizione al medico di base; torna a casa, accompagna il figlio in farmacia e poi è nuovamente a Piedimonte, dove non prima delle 17-17.30 scopre la terribile morte di suo figlio. Ma a pranzo lui a casa, invece, secondo gli elementi emersi non fa ritorno. Poi ci sarebbe la testimonianza di uno dei residenti della Volla a indicare la sua auto ancora in zona.

E una intercettazione ambientale a corroborare le ipotesi degli inquirenti: quella con la compagna a cui avrebbe chiesto una mano, una "copertura" per quel vuoto che non riesce a spiegare. La donna, incalzata dai carabinieri, invece dirà la verità. Cruciali saranno gli elementi raccolti dall'Arma e il riscontro tra le testimonianze: il farmacista, la compagna, i vicini, la nonna. Un quadro complesso.

La difesa
«È confuso. Ad alcune domande non ha risposto, come assente. Credo che non sia proprio in grado di sostenere non solo l'interrogatorio ma forse neppure un processo. Per questo chiederò l'ausilio di un perito che possa stabilirlo con una relazione - Intanto presenterò istanza al Riesame per avere accesso agli atti» ha dichiarato l'avvocato Luigi D'Anna, che assiste Nicola. Poi, dopo l'interrogatorio durato poco più di un'ora in carcere, ha aggiunto: «Si è reso conto che il figlio è morto ma è assente, sconvolto». Il provvedimento del gip Scalera viene emesso intorno alle 14.30 e notificato all'indagato dai carabinieri del capitano Ivan Mastromanno e dal tenente colonnello Gavazzi. L'indagine va avanti.