Sono state modificate le misure cautelari per alcuni degli indagati dell'operazione Commodo, condotta dalla Squadra Mobile di Latina sul caporalato. Ha ottenuto gli arresti domiciliari il sindacalista Marco Vaccaro, l'uomo difeso dall'avvocato Vellucci, era detenuto dallo scorso gennaio, da quando era scattata l'operazione ed era stato notificato il provvedimento restrittivo firmato dal gip Gaetano Negro su richiesta della Procura.

Dopo l'incidente probatorio che si è svolto nei giorni scorsi in Tribunale quando sono stati ascoltati alcuni braccianti agricoli, le difese hanno presentato la richiesta di una misura cautelare meno afflittiva e per Vaccaro è stata accolta così come anche per un altro indagato Luca Di Pietro, difeso dall'avvocato Giovanni Codastefano che si trovava gli arresti domiciliari e che da ieri è sottoposto agli obblighi di polizia giudiziaria. «Unitamente al comportamento collaborativo dell'indagato e al suo stato di incensuratezza impongono una rivalutazione del quadro cautelare che appare attenuato permanendo invece immutato il profilo della gravità indiziaria», ha scritto il gip. Proprio Di Pietro era stato ascoltato in Procura dall'Aggiunto Carlo Lasperanza dopo l'interrogatorio di garanzia. Il giudice La Rosa ha sottolineato la perdita di efficacia della misura cautelare degli arresti domiciliari per un capo di imputazione.

L'inchiesta aveva portato alla scoperta di una rete e tra i reati contestati, oltre all'associazione per delinquere, anche il reato di estorsione. Era stata la Procura a chiedere l'incidente probatorio per blindare le testimonianze dei braccianti agricoli. Inoltre era stato disposto anche un esame sugli apparati telefonici e sui computer di alcuni indagati. Non è escluso che una volta che si concluda l'incidente probatorio, la Procura possa chiedere per gli indagati, alla luce anche di quello che era emerso nel corso dell'udienza al Riesame, il giudizio immediato cautelare. L'operazione che si era svolta nelle campagne dell'Agro Pontino, poggia le basi su accertamenti e riscontri anche con intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno portato poi la Procura a contestare il vincolo associativo e poi anche il reato di estorsione, contestato perché alcuni lavoratori stranieri, erano stati minacciati e quindi erano stati costretti -hanno ipotizzato gli investigatori- ad iscriversi al sindacato. È anche sull'aumento di iscrizioni degli ultimi anni che si sono concentrati gli ultimi accertamenti della polizia. In tutto erano state sei le misure restrittive eseguite mentre sono 50 gli indagati a piede libero.