Un'altra udienza fiume al processo Morganti. Quasi sei ore e mezza di serrate domande e contestazioni, risposte condite di molti non ricordo, ma anche conferme all'impostazione accusatoria per il teste Giovanni Maugeri, ex (già ai tempi del fatto) buttafuori del Miro.
Presenti in aula i quattro imputati Franco e Mario Castagnacci, Paolo Palmisani e Michel Fortuna, difesi dagli avvocati Marilena Colagiacomo, Angelo Bucci, Massimiliano Carbone, Giosuè Naso, Christian Alviani così come la famiglia Morganti, rappresentata dall'avvocato Enrico Pavia. Il teste inizia subito a parlare di Mario, Paolo e Franco, che conosce, e che «qualche volta avevano creato problemi nel locale». Di Michel dice che lo conosceva. Quindi, sollecitato dai pubblici ministeri Giuseppe De Falco e Vittorio Misiti, ripercorre quanto accaduto la notte tra il 24 e il 25 marzo. A cominciare dalla lite al bancone, a Emanuele che viene allontanato dal locale. I buttafuori, con riferimento a Manuel Capoccetta e Michael Ciotoli - ricostruisce il teste - «cercavano di fare scudo». Mentre - aggiunge - «Mario Castagnacci, Palmisani e Fortuna inveivano contro Emanuele». Il pm a quel punto chiede di riferire sui «colpi specifici». Ma la risposta è uno dei tanti «non ricordo». Quindi racconta della fuga di Emanuele verso la parte alta della piazza e via dei Vineri, inseguito da Paolo, Mario e Michel e da un altro gruppo di persone non identificate. Di Franco che trattiene Gianmarco Ceccani, l'amico di Emanuele che, a sua volta, riesce a ritornare verso la parte bassa dove passa attraverso le auto per ripararsi dai colpi. «Da chi viene picchiato?», incalza il pm. E Maugeri: «Gli stessi».

E allora De Falco: «E cioè? Mario, Paolo e Michel?». Con risposta affermativa del testimone. «Come lo picchiavano?», incalza ancora il procuratore. «Con calci e pugni. Era una rissa», la replica. Il pm chiede come correva Emanuele. «Normalmente», la risposta. Al che il procuratore contesta le dichiarazioni rese durante le indagini in cui aveva detto che «barcollava». A quel punto il pubblico ministero chiede della scena finale. «Emanuele cade a terra, scivolando, prendendo colpi. Ed è andato a sbattere contro un'auto», ricorda il teste. Che alla domanda successiva su chi l'abbia colpito, risponde: «Da Michel». Il pm si vuole far ripetere la scena: «È stato buttato a terra dal colpo?». Il teste fa riferimento a un «cambio di direzione», ma anche al colpo che lo «fa scivolare a terra». Il pm gli ricorda che due volte nelle indagini ha dichiarato che cadeva «a peso morto». Ma il teste disconosce tale espressione. Anche se poi spiega che con Emanuele a terra gli aggressori infierivano su di lui. Ripercorsa, anche qui a fatica, la scena dello sputo da parte della sorella di Michel su Emanuele.
Quindi, tornando alle fasi convulse dall'aggressione, ha ricordato che l'altro buttafuori "Armando", l'albanese aveva tolto dalle mani di Paolo «una spranga o uno svitagomme».
Il pm poi gli chiede conto dei colloqui avuti successivamente con Gianmarco Ceccani (peraltro registrati da quest'ultimo), così come il presidente della corte, il giudice Farinella: «Ha capito qual era l'intento?». E il teste: «Voleva sapere i fatti come sono andati». Quindi, anche su sollecitazioni delle difese, sostiene che Gianmarco ce l'aveva con i buttafuori (il teste fa riferimento a un'occasione in cui Gianmarco era stato allontanato dal locale) mentre lui cercava di spiegare che questi non avevano picchiato Emanuele.

La difesa Fortuna, invece, insiste molto sui contatti avuti dopo i fatti tra il teste e i suoi ex colleghi buttafuori del Miro. Contatti ricondotti da Maugeri per «avere chiare le cose successe». Ma la difesa lo incalza sul perché nel colloquio con Gianmarco non gli avesse subito detto che i buttafuori non c'entravano niente.
La difesa Palmisani-Castagnacci ottiene conferma del fatto che Paolo e Mario non abbiano colpito Emanuele all'interno del Miro e chiede lumi sugli spostamenti del teste quella sera con riferimento a un passaggio alle Fornaci prima di rientrare ad Alatri. La difesa di Franco Castagnacci interroga il teste se abbia udito qualcosa mentre Franco trattiene Gianmarco, ma Maugeri dichiara di non aver sentito nulla.