Dopo lo stop che è iniziato venerdì scorso (12 aprile) fino a lunedì (15aprile) compreso, ieri hanno riaperto i cancelli dello stabilimento Fca di Piedimonte San Germano. Anche oggi le maestranze saranno a lavoro. Dopodiochè, a partire da domani, e fino al 7 maggio, lo stabilimento tra ferie e cassa integrazione resterà chiuso per ben tre settimane. Secondo fonti ben informate, dopo che a marzo si è lavorato solo dieci giorni e ad aprile nove, anche a maggio non si dovrebbe andare oltre i dieci, al massimo dodici giorni lavorativi.

Sos indotto
La scarsa produzione e quindi la riduzione di commesse alle aziende dell'indotto, fa sentire immediatamente i suoi effetti. La Tiberina, una delle fabbriche più grandi e importanti dell'indotto ha chiesto difatti ben 13 settimane di cassa integrazione con un periodo di chiusura che andrebbe dal primo maggio al 27 luglio. Ma non c'è ancora l'ufficialità: nel corso di una riunione che si è tenuta ieri sembra che alla fine le fermate si faranno in contemporanea con Fca. Ma è tutto l'indotto ad essere in crisi: anche aziende come la Denso e la Lear soffrono a causa delle poche commesse e altre aziende, come la Acs, sono state costrette a licenziare molti degli interinali assunti all'inizio del "sogno" Alfa Romeo. Ma ora il Biscione è però in costante discesa.

Un trimestre da dimenticare
Alfa Romeo ha chiuso in negativo il primo trimestre del 2019 sia in Italia, dove si è registrato un calo del 50% delle immatricolazioni, che negli Usa, un mercato in cui il brand italiano sta mettendo in mostra un netto rallentamento nel corso degli ultimi mesi. Notizie negative arrivano anche dal Regno Unito, registrando un calo percentuale del 38% rispetto allo scorso anno quando il totale delle consegne superò quota 1.000 unità; calo del 61% in Francia, 43% in Germania e 28% in Svizzera. Il primo trimestre 2019 è positivo solo in Spagna.

L'allarme del sindacato
Ad intervenire sulla vicenda è Donato Gatti della Fiom-Cgil, che dice: «Oltre a Fca a soffrire è tutto l'indotto, molte sono le fabbriche che stanno pagando le conseguenze. Noi per questo avevamo messo in guardia: non possono esser i lavoratori a pagare come sempre il prezzo maggiore della crisi».