I guai con i profughi per l'ex sindaco Antonio Salvati iniziano lontano. Anche se i problemi con chi dal Mediterraneo cerca di scappare dall'Africa e arrivare in Italia sono gli stessi di otto anni fa. Come pure l'emergenza di doverli alloggiare in poco tempo.
Quando esplode la "Primavera araba" siamo nel 2011. Da due anni Barack Obana è presidente degli Stati Uniti. In Egitto iniziano le sommosse contro l'allora presidente Hosni Mubarak. A maggio viene ucciso Osama Bin Laden. A novembre Silvio Berlusconi rassegna le dimissioni da presidente del Consiglio nelle mani dell'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Gli succederà Mario Monti.
L'allora sindaco di San Giovanni Incarico, nonché presidente dell'Unione dei comuni Antica terra di lavoro Salvati si muove per ospitare gli immigrati che, a frotte, arrivano anche in provincia di Frosinone. Può contare su una pregressa esperienza con il ministero dell'Interno. Tuttavia - gli contesterà qualche tempo dopo la procura di Cassino quando aprirà un fascicolo - lo fa anche se né l'Unione né la cooperativa alla quale la prima si affida hanno mezzi e strumenti per gestire l'accoglienza.
L'Unione dei comuni, comunque, è formalmente incaricata il 6 giugno del 2011. Quella vecchia esperienza maturata con il ministero dell'Interno può essere utile. Il servizio di accoglienza parte il giorno successivo. Non disponendo di propri mezzi o strutture l'Unione deve rivolgersi a dei soggetti terzi che, secondo quanto contestato dalla Guardia di Finanza nelle indagini, nei confronti dell'ente hanno una posizione di «sicura subordinazione».
Nel frattempo, si fanno sentire i profughi. Che scendono in strada e protestano per le condizioni in cui sono alloggiati. A seguito dei disordini si muoverà la digos. In base agli accertamenti condotti da quest'ultima e dalla Finanza, però, la procura di Cassino, a febbraio del 2015, chiederà l'archiviazione.
Ed è a quel punto che l'indagine dal piano penale si sposta anche su quello contabile. Del caso viene interessata la Corte dei Conti. La procura regionale del Lazio invita Salvati e il dirigente dell'Unione Giovanni Federici a dedurre. Si tratta di una sorta di avviso di garanzia nel procedimento contabile con richiesta a fornire elementi a proprio discarico. La procura regionale contesta un danno erariale da 794.712 euro sulle modalità di gestione dell'emergenza rifugiati del 2011-2012.
Il 22 novembre 2016 arriva la decisione: la Corte dei Conti condanna entrambi, in primo grado, al risarcimento, in via solidale e in parti uguali, del danno di 208.580 euro a favore della protezione civile della Regione Lazio. Sullo sfondo c'è il nodo della sovrafatturazione. «L'intento illecito - si legge in un passaggio delle motivazioni dei giudici contabili - era quello di lucrare sulla pelle dei migranti e a danno dell'erario spendendo il meno possibile per il loro soggiorno e sovrafatturando al massimo l'importo per ottenere il massimo previsto dei rimborsi».
A quel punto riprende vigore anche l'aspetto penale. A muoversi è l'associazione A buon diritto che rappresenta un gruppo di somali che, a suo tempo, aveva presentato anche una denuncia. Gli africani fanno opposizione alla richiesta di archiviazione. Il 6 dicembre 2016 la procura di Cassino cambia orientamento. Davanti al giudice per le udienze preliminari Massimo Lo Mastro il pubblico ministero Alfredo Mattei chiede al gup l'imputazione coatta dei tre indagati (Salvati, il rappresentante legale della cooperativa Noi Arduino Fratarcangeli e l'amministratore unico della Linea alberghiera srl Giovanni Cirilli) per i reati di peculato (per il solo ex sindaco) e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Una scelta tecnica dettata dalla necessità di superare la precedente richiesta di archiviazione. Il 28 febbraio, dopo una serie di udienze dedicate alle discussioni, la decisione del gup Salvatore Scalera, in accoglimento della richiesta formulata dal pm Chiara D'Orefice. Il magistrato è per il rinvio a giudizio di tutti e tre. La prima udienza davanti al tribunale è fissata a maggio.
Nel frattempo, i riflettori su Salvati non si sono spenti. E, notizia di lunedì, la procura di Cassino ne chiede l'arresto. E ora si attende la Cassazione.