Era andato a fare una passeggiata in montagna, immerso nel verde, tra sentieri e alberi quando, proprio a uno degli alti fusti che ombreggiavano il suo cammino ha visto una scena raccapricciante. Una cane, dal morbido pelo bianco, penzolava a un ramo. L'animale era stato brutalmente ucciso da qualche anima violenta e lasciato li, appeso sopra un cumulo di rifiuti. La rabbia è stata tanta e le foto della scena sono state pubblicate sui social dove si sono scatenate immediatamente le polemiche tra chi avrebbe preferito non vedere un simile scempio e un'immagine così forte e chi, invece, ha puntato il dito contro l'autore di un gesto tanto cattivo nei confronti di un altro essere umano, indifeso.

Francesco Altieri, dell'Anpana, è chiaro: «Quando ci si ritrova davanti a una scena del genere bisogna immediatamente allertare le forze dell'o rdine e la Asl. Questa è una scena del crimine vera e propria e come tale va trattata. L'uccisione di animali, in diritto penale, è il reato previsto dall'art. 544-bis del codice penale ai sensi del quale: "Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 4 mesi a 2 anni". Uccidere un animale è un reato, non ci sono dubbi».

Una parte della dottrina recente ha etichettato questo reato coniando il neologismo "animalicidio", a sottolineare il parallelo realizzato dal legislatore tra questa fattispecie delittuosa e l'omicidio. Anche la Cassazione si è espressa con alcune sentenze sulla questione: "per rischiare il reato di uccisione di animale è necessario che sia dimostrata la gratuità dell'uccisione, la sua non necessità". La scena, già di per sè inquietante, è stata aggravata dal cumulo di rifiuti accatastato nell'area verde sottostante. Un vero e proprio scempio, insomma, che ha scatenato l'ira sui social e, soprattutto, degli animalisti.