Attratte con il miraggio di svolgere un lavoro regolare, controllate con frequenti passaggi auto e al telefono, picchiate per consegnare la metà e, in qualche caso, l'intero incasso. E ancora denunce strumentali contro gli sfruttatori rivali per eliminare la concorrenza.

È il quadro dipinto dalla procura di Frosinone che ha chiesto il rinvio a giudizio per undici romeni, tra cui due donne, accusati di sfruttare la prostituzione di 19 connazionali sull'asse attrezzato tra Frosinone e Ferentino e anche in un appartamento di via San Giuliano, tra il 2014 e il 2015.

Gli accertamenti sono stati condotti dai carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Monica Montemerani, che hanno messo sotto accusa il gruppetto per il quale ieri si è aperta l'udienza preliminare. Aperta e subito chiusa per dei vizi di notifica.

I romeni, difesi dagli avvocati Salvatore Delle Femine, Christian Alviani, Claudia Pecorari, Alessandro Loreto e Marco Maietta, sono accusati di aver attratto le ragazze in Italia e poi di averle avviate sulla strada, in alcuni casi usando anche violenza come pugni e calci per convincere le ragazze a non ribellarsi. In un caso, a una ragazza venivano sottratti tutti i guadagni, dai 700 ai 1000 euro al giorno, facendole credere che, in un secondo tempo, avrebbe potuto trattenere con sé parte dei proventi, e che per lei era stata acquistata una casa in Romania.