La "Storia Infinita" arriva in appello. E continua a stupire. Ieri a Roma, nella II sezione Penale, è stata richiesta - dopo un'attenta ricostruzione dei fatti - la conferma delle pene per quasi tutti i 12 cassinati coinvolti nella maxi inchiesta antidroga dell'Arma.

Non solo. Al termine dell'udienza, Antonio Terenzio - che dopo essere tornato in libertà aveva cambiato paese e aveva trovato un altro lavoro comunicando a carabinieri, procura di Cassino e di Roma dove rintracciarlo ovvero il nuovo domicilio o sul posto di lavoro - è stato tratto in arresto dalla Catturandi (a seguito del ricorso sui termini di custodia cautelare, accolto dalla Cassazione). Mentre Panaccione, l'unico sottoposto al sistema di protezione per i collaboratori, ha annunciato in videoconferenza di prendere parte alle udienze (tranne alla prossima, per incombenze universitarie). Un calendario fittissimo, quello stilato per arrivare alla sentenza attesa a luglio: si parte il prossimo 9 aprile con Spada (la cui posizione è stata stralciata) e poi il 18 con le discussioni dei legali di Panaccione, Carlino e Terenzio assistiti rispettivamente da Maffei, Corsetti e Buongiovanni.

Le contestazioni
È stato il presidente Rossi a ricostruire i fatti contestati ai 12 imputati coinvolti: in primo grado, erano stati condannati a circa 90 anni complessivi di carcere. Otto gli imputati chiamati a rispondere del vincolo associativo, quattro di singole cessioni di droga o di detenzione di armi. Chiari, per la magistratura, i ruoli delineati nell'ipotizzato cartello che avrebbe gestito - secondo quanto accertato dall'Arma - la piazza dello spaccio a Cassino: colpi di pistola verso chi aveva deciso di "uscire dal giro" e far saltare gli equilibri. Era il 5 gennaio 2015 quando venne registrato l'episodio che segna realmente un cambio di passo nel crimine in città: mai, prima di allora, si era parlato di violenze tanto ravvicinate e tanto gravi.

Ieri a Roma il presidente Rossi ha definito la sentenza di primo grado come "logica e razionale". Così il pg Piantoni ha chiesto la conferma delle pene per tutti: per Ferreri, definito in aula come "il capo del capo", a 16 anni; per Panaccione a 8 e 8 mesi; Masucci a 10 e 3 di libertà vigilata; Carlino a 9 anni e 1 di libertà vigilata; Terenzio a 11 e 3 in libertà vigilata; Marzella a 7 anni e 6 mesi; Molto Pavone a 5 anni. A coloro a cui non è contestato il vincolo associativo: 6 anni a Spada; 5 a D'Aliesio; 3 a Figliolini.

Rimodulata, invece, la richiesta di pena nei confronti di Vercelli da 2 anni - per detenzione di armi - a 1 e 4 mesi (sempre senza vincolo) e per Quadrini, condannato in primo grado a 6 anni e 8 mesi: in appello, chiesti 5 anni e 4 mesi. Spada, D'Aliesio e Figliolini hanno richiesto il concordato.
Carlino e Terenzio, inoltre, hanno rilasciato spontanee dichiarazioni: il primo si sarebbe definito "rammaricato", il secondo avrebbe affermato di aver fatto uso di droga ma di non essere mai stato legato ad alcuna organizzazione. Al culmine dell'udienza, gli è stato quindi notificato il provvedimento legato al ricorso sui termini di custodia (accolto dalla Cassazione) ed è stato arrestato.

Il pool difensivo - tra cui gli avvocati Carbone, Corsetti, Maffei, Vittorelli, Cassone, Buongiovanni, Naso, Venturi e Giuliano - è pronto. La sentenza a luglio.