Condannato il padre che tentò di violentare la fidanzata del figlio. Il tribunale di Frosinone (presidente Mancini, a latere Fonte Basso e Proietti) ha inflitto due anni con pena sospesa a C.V., 50 anni, ceccanese, derubricando il reato da violenza sessuale a tentativo di violenza. Disposte anche una provvisionale immediatamente esecutiva di 7.000 euro e la refusione delle spese legali per altri 3.000 euro. Il danno subito dalla allora quattordicenne parte offesa sarà stabilito, poi, in sede civile.

Il pubblico ministero Adolfo Coletta, in sede di discussione, aveva chiesto una condanna a quattro anni. Da qui la moderata soddisfazione del difensore dell'imputato, l'avvocato Rosario Grieco, che aveva chiesto la derubricazione. Per la parte civile, invece, si era costituito l'avvocato Angelo Micheli. La versione della ragazza era stata ritenuta credibile dalla psicoterapeuta che aveva raccolto le dichiarazioni della vittima, la quale, sentita a sua volta dal tribunale nel corso del processo, aveva comunque confermato le accuse nei confronti dell'uomo. Secondo le accuse, il fatto sarebbe accaduto nella casa di famiglia di Pofi, dove il padre del ragazzo era rimasto solo con lei.

Stando alle accuse, l'imputato l'aveva presa in braccio, palpeggiata e poi, in un'altra stanza, buttata sul letto. Solo il rumore del motorino del fidanzato che rientrava a casa in base a quanto ricostruito dalle indagini avrebbe interrotto l'imputato dal portare a compimento la sua azione. A segnalare l'accaduto era stato un vicino di casa, autore di una telefonata al numero di emergenza infanzia, il 114,per segnalare l'episodio accaduto nell'agosto del 2015. A seguito di quella segnalazione, c'era stata poi la denuncia dei genitori della ragazza e l'apertura dell'inchiesta. Quindi, l'uomo era stato rinviato a giudizio con l'accusa di violenza sessuale. Ieri, terminate le udienze dedicate all'ascolto dei consulenti e dei testimoni  chiamati dalle varie parti, la discussione. Il pubblico ministero ha insistito per la condanna e chiesto quattro anni. Sulla stessa falsariga la parte civile che rappresenta gli interessi della minorenne. Quindi la difesa che ha chiesto l'assoluzione o la derubricazione in tentativo. A fine udienza, dopo la camera di consiglio, la decisione del tribunale e la condanna a due anni.