Sono state rese note ieri le motivazioni con cui la Cassazione ha confermato la condanna a vent'anni di carcere per Antonio Palleschi, l'ex muratore di 47 anni che ha assassinato la professoressa Gilberta Palleschi, al quale in primo grado era stato inflitto l'ergastolo, poi ridotto a vent'anni di reclusione per il vizio parziale di mente riconosciuto al reo confesso. Condizione questa attestata sulla base di diverse perizie psichiatriche effettuate sull'omicida.

Proprio sul valore delle perizie si è soffermata l'analisi della Cassazione che ha stabilito che anche nel caso in cui le perizie di questo tipo siano discutibili, i giudici devono considerare quella che, sebbene con il beneficio del dubbio, consente all'imputato gli sconti di pensa previsti dalla legge. E ciò anche nella fattispecie criminale del femminicidio. Una decisione che boccia di fatto il ricorso presentato dalla Procura generale della Corte d'appello e rattrista una volta di più i familiari della povera Gilberta Palleschi, uccisa barbaramente a cinquantasette anni il primo novembre 2014 mentre correva per tenersi in forma e ritrovata cadavere dopo quaranta giorni in un dirupo nelle campagne di Campoli Appennino.

La trasformazione dell'ergastolo a vent'anni di carcere per l'omicida viene così confermata in via definitiva. Un colpo al cuore dei familiari della professoressa, assistiti dall'avvocato Contucci, che hanno sperato fino alla fine in una condanna più equa per quell'efferato femminicidio.