Alta tensione in tribunale per il processo per l'estorsione alla sala giochi Seventies. Sia alle richieste di pena da parte del pm che al momento della lettura del dispositivo si sono uditi insulti e urla. Ma poi è tornata la calma. Alla fine, il tribunale di Frosinone ha inflitto sette anni e quattro mesi a Roberto Di Silvio (49 anni) e quattro anni e mezzo a Tony (29), Eric (29) e Antony Spada (22). Il pm Samuel Amari aveva chiesto, ritenendo dimostrata l'estorsione,10 anni per Di Silvio e 8 anni e 6 mesi agli altri.

L'operazione era stata condotta dalla squadra mobile di Frosinone lo scorso aprile. Eseguita un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei quattro, di etnia rom (attualmente ai domiciliari), accusati di estorsione e tentata estorsione al gestore della sala giochi. Accuse che i quattro, difesi dagli avvocati Luigi Tozzi e Tony Ceccarelli, hanno respinto. Erano accusati, in concorso tra loro, in qualche caso con persone non identificate, di aver tenuto «comportamenti violenti e minacciosi, consistiti nel dar fastidio agli avventori del "Seventies"».
Così facendo avrebbero indotto gli avventori ad andarsene, avrebbero tenuto comportamenti aggressivi e provocatori, pretendendo di fumare nel locale e di consumare le bevande nel vetro, nonostante dopo una certa ora il locale servisse i drink nella plastica, nonché di aver minacciato di provocare disordini nel locale «qualora non fossero state accolte le loro pretese», offrendo, «protezione al locale». Avrebbero preteso l'assunzione di una persona di fiducia, per mille euro al mese.

La procura contestava due aggressioni ai danni di un barista, nel settembre del 2017, e del titolare, il 7 gennaio, quando, alle 4.30 del mattino, aveva invitato il quartetto ad uscire.
Nell'ordinanza, del gip gli episodi erano ricondotti «a precedenti vicende, emerse nel corso delle indagini relative ad un'associazione per delinquere di stampo mafioso operante nel territorio di Ostia». Il riferimento è all'operazione Eclissi. Al fatto che, nell'ambito di tale indagine, era emersa, una richiesta di protezione avanzata dal titolare del locale frusinate a Mauro Carfagna che si sarebbe rivolto ad esponenti del clan Spada per far cessare gli episodi di disturbo nella sala giochi frusinate. Il collegamento tra le due inchieste, ribadito in aula, era stato contestato dalla difesa.