Per la gestione dell'emergenza profughi del 2011, si farà un processo. Lo ha deciso il gup del tribunale di Cassino Salvatore Scalera che ha accolto la richiesta avanzata, la scorsa settimana, dal pubblico ministero Chiara D'Orefice. Ieri, dopo l'udienza dedicata alla difesa del principale imputato, l'ex presidente dell'Unione dei Comuni Antica terra di lavoro, Antonio Salvati, la decisione.

E dunque dovranno comparire davanti al tribunale di Cassino oltre a Salvati anche Arduino Fratarcangeli della cooperativa sociale Nuovi orizzonti imprenditoriali, di Ripi, e Giovanni Cirilli, gestore di fatto della Linea alberghiera, di Ferentino. La procura ipotizza i reati di truffa e, solo a Salvati, di peculato. Parte civile per quattro richiedenti asilo somali (che ora hanno ottenuto la protezione per cinque anni), l'avvocato Laura Barberio.

Il reato di truffa è contestato a Salvati e Fratarcangeli, il primo perchè come legale rappresentante dell'Unione dei Comuni (all' epoca con sede a San Giovanni Incarico) aveva stipulato delle convenzioni per la «prima accoglienza e sistemazione di 199 profughi provenienti dal Nord Africa - sostiene l'accusa con riferimento all'emergenza verificatasi nel 2011 - con artifici e raggiri consistiti: nel dichiarare di essere immediatamente disponibile all'accoglienza dei migranti, quando in realtà l'Unione dei Comuni era del tutto priva di mezzi, personale e strutture idonee tanto che, contravvenendo al divieto di sub appalto, affidava, senza alcuna procedura ad evidenza pubblica, la totalità della gestione dei profughi alla cooperativa sociale Noi di cui era legale rappresentante il Fratarcangeli». La quale a sua volta l'affidava alla Linea alberghiera e alla Bovilfer che amministravano l'hotel Bracaglia di Frosinone e alcuni appartamenti a Cassino in cui ospitare i profughi. La procura contesta l'aver dichiarato di aver usato per intero la somma giornaliera di 42,50 euro messa a disposizione, «rilasciando una rendicontazione non vera». A tutti e tre si contesta l'aver aumentato «artatamente il prezzo da applicare per la pensione giornaliera completa per ogni profugo presso l'hotel Bracaglia, da quello effettivo di 26 a 38 euro» con una sovrafatturazione di «90.516 euro per l'anno 2011 e 75.620 per l'anno 2012». Così procurandosi un «ingiusto profitto con danno del dipartimento della protezione civile». A Salvati è contestato il peculato perché, stando alle accuse, «distraeva la somma di 42.689 euro che destinava al pagamento di personale assunto dall'Unione dei Comuni per fini diversi».

Il procedimento ha avuto una lunga genesi. Per due volte la procura ha chiesto l'archiviazione. Poi era stata accolta l'opposizione formulata dall'avvocato Barberio in rappresentanza dei profughi. A quel punto (era il dicembre del 2016) il pm aveva deciso di non revocare la precedente richiesta di archiviazione e di chiedere al gup l'imputazione coatta. E così si è giunti fino agli ultimi sette giorni, quando in due distinte udienze ci cono stati gli interventi delle parti, il pubblico ministero e la parte civile che avevano chiesto il rinvio a giudizio e i difensori dei tre imputati gli avvocati Marco Rossini, Francesco Desideri e Dario De Santis che hanno insistito per il proscioglimento.
La prima udienza del processo si terrà il 23 maggio davanti al tribunale di Cassino in composizione collegiale.