Le copiose piogge che nelle settimane passate hanno flagellato la Valle di Comino hanno ingrossato i fiumi e oltre ad allagare campi, strade e in alcuni casi anche abitazioni, hanno lasciato una sgradevole eredità, soprattutto consegnata al fiume Melfa: l'enorme quantità di rifiuti, in gran parte buste e altri oggetti di plastica.

La piena dei corsi d'acqua ha disseminato buste e svariati altri oggetti lungo le sponde e rimasti impigliati ai rami delle piante soprattutto nel tratto del fiume Melfa che va dall'altezza della ex cartiera Visocchi fin sotto il ponte del Corno sulla provinciale per Casalattico. Lo spettacolo offerto è penoso e dà la cifra di come i corsi d'acqua sono uno dei veicoli con i quali i deturpatori dell'ambiente si servono per disfarsi a poco prezzo dei loro rifiuti.

«Vista la vastità del fenomeno abbiamo fatto un sopralluogo risalendo il fiume Melfa prima e poi i suoi tributari per cercare di capire da quale corso d'acqua provenissero le buste di plastica», testimonia chi vi ha partecipato fornendo i risultati dell'indagine. «Con nostra sorpresa - aggiunge - la gran parte della plastica e dei rifiuti proveniva dal rio Gallinaro».

E dire che il tratto delle sponde del Melfa compromesso dai rifiuti penzolanti dai rami è quello che spesso è teatro del campionato italiano di pesca alla trota e che già in altre occasioni fu vittima di vandali che si spingevano fin lì per scaricare i loro rifiuti. Nel 2016, lungo quelle sponde si attuò una grande opera di bonifica: ora di nuovo tocca ripulire le stesse sponde, ma stavolta da rifiuti sparsi sui rami della vegetazione lungo le sponde del fiume, in un tratto che coincide con il parco fluviale del Melfa.